
PERSONAGGI
GIOVANNI PINTORI
Il pubblicitario che da Tresnuraghes conquistò il mondo
Giovanni Pintori (14 July 1912 - 15 November 1999) was an Italian graphic designer known mostly for his advertising work with Olivetti. He is known for his use of geometric shapes and minimalist style in his advertising posters, specifically his posters for the Lettera 22 and the Olivetti logo.
Born: July 14, 1912, Tresnuraghes, Sardinia
Nationality: Italian
Occupation: Graphic Designer
Years active: 1936-1999
da un articolo di Luca Contini
13 aprile 2015
Interpretava il design e il linguaggio pubblicitario come una vera e propria arte e i suoi lavori divennero icone di stile apprezzate ed esposte nei musei più prestigiosi del mondo. Nonostante questo, Giovanni Pintori, nativo di Tresnuraghes, classe 1912, sembra figura conosciuta solo nella stretta cerchia degli addetti ai lavori, famoso a livello internazionale, meno conosciuto nella terra che gli diede i natali. In parte perchè la sua formazione e una parte importante della sua carriera si intrecciarono alle figure di due altri grandi sardi: Salvatore Fancello di Dorgali e Costantino Nivola di Orani che ebbero diversa fortuna e il cui nome ha di fatto una maggiore risonanza nell'immaginario sardo.
A vedere oggi le opere di Giovanni Pintori, se ne coglie però tutta la grandezza. Si capisce pienamente anche l'importanza che ebbe la sua creatività nel trasmettere e comunicare i valori della Olivetti, l'impresa italiana che faceva scuola di alta tecnologia in tutto il mondo e per la quale Pintori lavorò per più di trent'anni a partire dal 1936. Per l'impresa di Ivrea, alla quale lavorò anche Costantino Nivola, dal 1947 al 1967, svolse anche il ruolo di art director. Fin da giovanissimo manifestò uno spiccato talento per il disegno e a soli 18 anni vinse una borsa di studio bandita dal Consiglio dell'Economia di Nuoro, grazie alla quale si iscrisse all'Isia (Istituto per le Industrie Artistiche) di Monza. E' qui che incrociò la strada con Salvatore Fancello che vinse l'altra borsa di studio accedendo anch'egli all'Istituto. All'Isia incontrò docenti come Edoardo Persico, Giuseppe Pagano e Marcello Nizzoli che ne valorizzarono le spiccate doti e proprio Pagano lo coinvolse nella realizzazione della Mostra dell'Aeronautica di Milano. Arrivarono poi gli anni della Olivetti dove la sua produzione fu instancabile, ricchissima e poliedrica: numerosissima la quantità di manifesti, copertine, insegne, campagne pubblicitarie che lo fecero conoscere a tutto il mondo. Quel lavoro che anche oggi appare tutt'altro che datato, ma carico di innovazione, contribuirà in maniera decisiva all'espansione e alla commercializzazione del prodotto Olivetti e a collocare l'azienda italiana fra i movimenti culturali dell'epoca.
Il suo tratto, la sua attenzione per i dettagli e i particolari, l'utilizzo quasi esclusivo dei colori primari, le composizioni essenziali costituite di linee pulite, l'invenzione della tecnica foto-pittorica (dove alla foto dell'oggetto viene affiancata la concettualizzazione del suo diagramma) rendono unico il suo stile e inconfondibili i suoi messaggi. Lui stesso disse del suo lavoro e della sua ricerca: «Ho sempre creduto nella forza delle idee semplici e nell'esigenza di una lingua chiara e immediata e realmente accessibile a tutti, una lingua intesa a migliorare il gusto medio. Questo è l'obiettivo che mi sono posto molto tempo fa». [in «Giovanni Pintori, la severa tensione tra riserbo ed estro» di Massimiliano Musina, Fausto Lupetti editore]. Messaggio pubblicitario e arte, si fondono nelle sue composizioni, e il risultato è ancora oggi visibile in tutta la sua modernità. Arrivarono in quegli anni anche i primi riconoscimenti professionali e non saranno pochi. Nel 1950 ottenne il primo importante premio: la Palma d'oro della Federazione Italiana Pubblicità, premio che segna l'inizio di un periodo ricchissimo di soddisfazioni professionali e induce numerosi prestigiosi musei internazionali ad organizzare mostre in suo onore. Nel 1952 è il MoMA di New York, che dedica un'intera sala ai suoi lavori all'interno di una più vasta esposizione dal titolo Olivetti Design in Industry. Seguiranno il Louvre di Parigi, Losanna e la Biennale di Venezia. Nel 1955 l'AGI (Alliance Graphique Internationale) gli dedica un'intera mostra al Louvre di Parigi e nello stesso anno gli venne conferito il Certificato of Excellence of Graphic Arts dell'AIGA (Associazione dei grafic designer statunitensi). L'anno successivo, ottenne la medaglia d'oro e il Diploma di Primo Premio di Linea Grafica e della Fiera di Milano. Anche le riviste internazionali come Fortune, Graphic Design, Horizon iniziarono a pubblicare i suoi lavori.
Ultimo come nascita, ma non per importanza, fu il progetto dei Calendari d'arte Olivetti, (diventati un cult) da lui fortemente voluto e al quale si dedicò seguendone la realizzazione in tutte le fasi della produzione: dalla scelta dei soggetti, al taglio delle foto, alla riproduzione a colori. Scelse per le tavole opere di famosi pittori a partire dal primo calendario del 1951 dedicato a Rousseau. L'ultima fase della sua vita e della sua attività, dopo aver lasciato l'Olivetti nel 1967, la dedicò alla libera professione e, sempre come graphic designer, lavorò per Pirelli, Ambrosetti, Gabbianelli. Una carriera straordinaria di un artista che, nato a Tresnuraghes nel 1912, ha poi conquistato il mondo con le sue opere contribuendo in modo chiaro e determinante a cambiare i linguaggi della comunicazione.
[Foto: www.storiaolivetti.it]
Articolo realizzato con la collaborazione di M.Laura Contini
LUIGI CANETTO
Avvocato – Giornalista - Politico
(Da "Gente di Planargia" di Billia Muroni)
Nasce a Tresnuraghes il 6 aprile 1832, da "mastro" Peppe Canetto e Maria Antonia Fenu, secondo di nove figli. Supera gli studi secondari a Bosa o a Oristano (non ci sono notizie certe, mentre quelli primari probabilmente li aveva compiuti proprio a Tresnuraghes) e si iscrive alla Facoltà di Legge a Cagliari, dove si laurea intorno al 1850. Diventa Avvocato e lavora presso lo studio dell'Avvocato bosano Salvatore Parpaglia, a Oristano. Sposa Giovannangela Spada di Bosa, dalla quale ha due figlie: Maria e Giovannina.
Si stabilisce a Firenze tra il 1867 ed il 1868, dove conosce Giorgio Asproni ed inizia a i contatti con l'estremismo democratico e con la famiglia Bakunin (la figlia Maria sposerà Carlo Bakunin, figlio di Michele).
Entra come affiliato nella Massoneria, (loggia della Fratellanza Universale) e viene designato a rappresentare la loggia Goffredo Mameli di Sassari nell'assemblea del 29 maggio 1871 per poi trasferirsi a Roma, dove aderisce alla Loggia Universo.
Si presenta più volte candidato alle elezioni per la Camera dei Deputati nella circoscrizione di Macomer, confrontadosi dignitosamente con avversari del calibro di Efisio Cugia, ex ministro ed esponente della destra moderata (otterrà ben 496 voti contro i 696 del più quotato Cugia). Nel 1880 a Roma da vita al settimanale Vedetta Forense, di cui è anche proprietario e direttore. Ammiratore dell'opera e delle idee di Giovanni Battista Tuveri, patrocina la pubblicazione dei "Sofismi Politici" di quest'ultimo (Napoli 1883).
A Tresnuraghes patrocina l'istituzione della Società Operaia di Mutuo Soccorso, per la quale prepara lo Statuto (approvato il 25 luglio 1889) ed a sue spese ne cura la pubblicazione nel 1891. Di questa Società viene nominato Presidente Onorario.
Benchè massone Canetto ha sempre attribuito grande rilevanza alla religione, da posizioni di intransigente laicismo. In tarda età collabora inoltre ad un foglio legale e religioso di ispirazione vaticana e nel 1879 difende con successo l'illuminato Vescovo di Bosa Eugenio Cano, con il quale era in ottimi rapporti, nella causa contro il consiglio di amministrazione della confraternita lussurgese del Carmelo. Grazie a quella causa lo stesso Cano riuscirà a portare a compimento la riorganizzazione delle confraternite avviata con notevoli difficoltà nel 1872.
Luigi Canetto muore a Roma, l'11 agosto del 1893.
MONSIGNOR SATURNINO PERI
Saturnino Guglielmo Agostino Peri nacque a Tresnuraghes il primo marzo 1862 da Antonio, proveniente da Alghero, e dalla cagliaritana Maria Maddalena Fattaccio. Il padre, usciere della Pretura di Bosa, si era stabilito a Tresnuraghes sin dal 1857, dove erano nati anche i primi due figli, Filomena e Antonio Luigi Gaetano.
Seguito con sollecitudine dai nonni materni, fu iscritto dai genitori al Seminario Tridentino di Cagliari. Incardinato nella Diocesi cagliaritana nel 1883 Saturnino Peri, ancor prima di diventare sacerdote, ricevette l'incarico di insegnante presso il Ginnasio Superiore del Seminario e fu incaricato della disciplina degli alunni.
Ordinato sacerdote il 20 dicembre 1884, nel maggio del 1887 ebbe il dottorato in Teologia presso il Collegio Teologico e fu inserito come docente di Storia Ecclesiastica nel Seminario. Nominato parroco della Collegiata di Sant'Eulalia di Cagliari nel 1885, tre anni dopo superò il concorso e fu nominato parroco di Pimentel, dove rimase due anni.
Nel 1890 fu richiamato a Cagliari per insegnare nuovamente nel Seminario ed essere nominato dal Vescovo "beneficiato" parroco di San Giacomo e reggente della succursale di San Lucifero. Il 15 marzo 1892 fu chiamato a far parte del Collegio Teologico, per entrare nel quale, come da regola, presentò una dissertazione sul divorzio, che poi pubblicò, ricevendo una positiva citazione nella "Civiltà Cattolica". Nel Collegio insegnò Sacra Scrittura, Teologia Morale e Teologia Pastorale e ne fu Preside per tre anni. Per Nel 1896 divenne parroco "presidente" di San Giacomo, rimanendovi nove anni. Fu creato parroco della cattedrale di Cagliari e ne prese possesso il 31 maggio del 1905.
L'elezione a vescovo di Crotone del 16 giugno 1909 lo colse in questo incarico e i quelli di professore, assessore della Curia Arcivescovile, esaminatore prosinodale e componente della Giunta Tridentina del Seminario.
Dopo dieci anni, rientrò in Sardegna per prendere possesso della Diocesi di Iglesias, accompagnato da imponenti manifestazioni religiose e civili. Anche i cagliaritani, a dimostrazione della stima di cui godeva, accolsero questa nomina con grandi dimostrazioni di simpatia.
Da qui in avanti, riprese con più frequenza i suoi rapporti con Tresnuraghes, tramite l'amicizia personale che lo legava al parroco Antioco Mastinu, al quale non fece mai mancare il sostegno morale ed anche economico nelle iniziative intraprese per il miglioramento della chiesa locale.
Nel 1924 partecipò alla grande questua promossa per la ricostruzione della chiesa campestre di S. Antonio di Padova. Nel 1937, esprimendo la sua contentezza per i lavori di abbellimento della Parrocchiale con le nuove decorazioni della volta, si impegnò a finanziare la costruzione e la messa in opera del nuovo fonte battesimale in marmo.
Divenuto quasi cieco in seguito ad una lunga malattia, realizzò il desiderio espresso al parroco Mastinu di rientrare nel paese natale di Tresnuraghes "per vedere di nuovo la Parrocchia e tutti i miei cari ".
Qui trascorse gli anni della guerra e morì il 9 gennaio 1945.
SATURNINO PERI NEL PAESE NATALE
Da piccolo, fu allattato da una tata (Filomena Pala, sorella del padre della madre di Nannina Coga).
Lo finanziarono nei primi studi le facoltose sorelle Peralta, figlie del notaio Marco Luigi Raffaele e di Maria Maddalena Dejana, figlia quest'ultima, del "prinzipale" Giacomo Dejana e sorella del vicario parrocchiale di Tresnuraghes Giovanni Dejana. La maggiore delle sorelle Peralta, Anna Desideria, rimasta nubile, lo prese sotto le sue cure sin da bambino. Non fu da meno la sorella minore Maria Sofia Panolia, divenuta poi moglie del cugino, notaio Stefano Efisio Luigi Peralta. Anche questo, oltre la profonda amicizia e con il vicario parrocchiale Antioco Mastinu, spiega il particolare attaccamento di monsignor Saturnino Peri al paese natale e il motivo del suo ritorno successivo ritorno a Tresnuraghes.
Questo avvenne durante gli anni della seconda guerra mondiale. Giunse accompagnato da una nipote e dalla perpetua. Andò ad abitare al secondo piano della casa della famiglia Salvagnolu-Cavia, in Via Roma. Arrivò in treno e per il tragitto dalla stazione fino alla casa di abitazione fu accompagnato in calesse da Gigi Canalis.
Si affacciava alla finestra che dava sulla strada principale.
In una stanza, adibita a picola cappella, aveva un piccolo altare in legno dove celebrava Messa e pregava. Qualche tempo dopo la sua morte, questo altare fu portato all'Asilo delle suore vincenziane.
Data la sua quasi cecità, amava passeggiare tenuto a braccetto dalla nipote o dalla perpetua o da entrambe. Seguiva sempre lo stesso tragitto: casa di abitazione, tratto di Via Roma, bivio per largo Sebastiano Moretti (allora Largo Umberto I), Largo Sebastiano Moretti, Via Municipio, Via San Giorgio (allora Via Regina Elena) fino all'altezza della parrocchiale di San Giorgio, Via Parrocchia, Tratto di Via Principe Amedeo, ritorno in Via Roma all'altezza della casa della famiglia Piras-Poddighe, tratto di Via Roma fino a casa.
Amava, ricambiato, i bambini che lo seguivano sempre. Li intratteneva, recitava con loro qualche preghiera e faceva dare loro in regalo dalla nipote o dalla perpetua frutta secca o fichi secchi.
Ebbe per chierichetto Fellino Peralta (ex geometra).
Dopo la morte (9 gennaio 1945), il suo feretro fu esposto per tre giorni su un catafalco nel vicino Oratorio di Santa Croce e deposto nella bara solo quando fu trasportato nella parrocchiale di San Giorgio per le esequie solenni. Il suo feretro fu composto con indosso una mitra bianca, paramenti viola e scarpe rosse.

EMILIO S C H E R E R
Parma 1845 - Bosa 1893
Pittore diplomato alla Reale Accademia della città natale, allievo di Domenico Morelli, fuchiamato a Bosa dal vescovo Mon-signor Eugenio Cano, per i lavori di decorazione in cattedrale, ultimati poi nel 1877. Nel 1893 decorò la chiesa di Bosa Marina e nel 1890 la basilica di Cuglieri. In questo stesso anno nella parrocchiale di Tresnuraghes eseguì i quattro evangelisti delle lunette sotto la cupola del presbiterio e due dipinti, " oltre il naturale " ( ora perduti ), in entrambe le pareti laterali di esso. E ancora, per ricordare le gesta di G. M. Poddighe contro i mori, " la patria battaglia ", ( anche questa non più esistente ), sulla parete interna di ingresso della chiesa.

BILLIA MURONI
Sono ormai trascorsi diversi anni dalla scomparsa di Billia Muroni ma, credo, nella comunità di Tresnuraghes e non solo, rimane intatto il rimpianto per la mancanza di una persona di grande capacità ed intelligenza, di forte impegno culturale e sociale.
Da giovane si era formato con la solida educazione scolastica e religiosa derivata dagli studi in Seminario; questa formazione ha sempre caratterizzato la sua personalità ed esperienza umana, da quella culturale e sociale a quella di credente e di operatore professionale nella scuola.
Per certi aspetti, gli esordi della sua notevole capacità artistica e didattica si possono far risalire alla una delle sue più fresche e limpide opere: la scrittura e la messa in scena, nel lontano 1970, di una tragedia in lingua sarda DOMU DE LUTTU E PIANTU. ( nelle pagine di questo sito è riportato il testo integrale dell'opera corredato da una mia presentazione e commento, unitamente ad una galleria di foto della prima rappresentazione teatrale avvenuta nei locali delle scuole medie di Tresnuraghes nel lontano 1970).
Nel corso della sua vita ha profuso impegno e tempo nell'esperienza politica e in quella amministrativa e sociale del paese; a lui l'amministrazione deve lo studio per la realizzazione del gonfalone civico, come anche notevole è stata la sua presenza nella vita della Società Sportiva Tresnuraghes. Lunga e ricca di apporti positivi è stata la sua attività, anche in qualità di vice presidente, nel Consiglio Pastorale della parrocchia; di qualità è stato il suo apporto, anche qui con la carica di vice presidente, nel consiglio di amministrazione di Radio Planargia, consapevole dell'importanza di questo mezzo di comunicazione nella realtà locale. Ma grande è stato il suo impegno soprattutto nelle attività parrocchiali e di volontariato.
Billia ha contribuito in maniera sostanziale alla rinascita, dopo diversi anni di crisi, del coro parrocchiale in occasione delle celebrazioni liturgiche; ha fatto in modo, insieme ad altri, che non scomparisse la tradizione dei canti paraliturgici della settimana santa, valorizzandoli e facendo opera di ricerca; studio di ricerca e composizione esteso anche ad altri canti religiosi, ad esempio la messa da lui musicata.
La scuola, sua occupazione lavorativa, lo ha visto sempre professionista capace, scrupoloso ed aperto alle nuove esperienze didattiche. Ad essa ha dedicato tempo, intelligenza ed entusiasmo non comuni; degne di rilievo, tra l'altro, sono state le sue ricerche sul fenomeno della dispersione scolastica e le più varie attività studiate per integrare la scuola col mondo esterno. Frutto di questo impegno è il libro Storia di Bosa e Planargia. Dal neolitico antico all'autonomia regionale (2000), un utilissimoo strumento didattico per la scuola locale e, in generale di tutta la Sardegna, per il modo di riproporre la storia della Planargia e dell'Isola come un tutto unico e inscindibile; in forma piana e precisa sono riportati fatti e inquadrati personaggi frutto anche della sua ricerca.
E' stato molto interessato per motivi di studio ai documenti dell'archivio parrocchiale di Tresnuraghes. Li ha infatti consultati, catalogati e utilizzati ampiamente per la composizione di altri due libri, donando il ricavato della loro vendita alla parrocchia. Sono "Il tesoro di San Marco (1989) e "Gente di Planargia" (1998). In essi manifesta il suo interesse e la qualità del suo studio sulla storia locale, proponendo una interessantissima indagine su aspetti sociali, religiosi ed economici della Planargia e non mancando di far conoscere la figura e l'opera di vari personaggi di rilievo ivi operanti e la storia del movimento delle idee dal 1600 al 1800. Con queste pubblicazioni Billia Muroni ha saputo dimostrare che la realtà planargese non è mai stata del tutto slegata dal resto della storia sarda, anzi talvolta ha contribuito a farla. In questo contesto ha curato la parte storica e socio-economica del libro di fotografie antiche dal titolo "Bosa. Immagini tra mito e storia" (1996)
Rilevante è stato il suo impegno per l'allestimento, a Bosa, della mostra sul pittore parmense-bosano Emilio Scherer e di quella sulle torri costiere e la loro funzione difensiva nella parte centro-occidentale della Sardegna.
Per
tutto ciò, oltre che per l'umanità e la familiarità, Billia Muroni e la sua
opera rimangono nel ricordo e
nella nostra considerazione di tanti tresnuraghesi.