LA CULTURA


ANNI '70

Teatro in limba

DOMO DE LUTTU E PIANTU

tragedia in lingua sarda scritta da Billia Muroni nel 1970 con immagini dei protagonisti

IL TESTO DELLA TRAGEDIA 

CON INTRODUZIONE E COMMENTO

cliccare sul download per scaricare il testo teatrale e la galleria di immagini della messa in scena dell'opera


TRESNURAGHES AL TEMPO DI SEBASTIANO MORETTI

dall'estratto della relazione di Titino Dettori in occasione del secondo convegno del settembre 2012

Sebastiano Moretti nacque alle otto di sera del 3 giugno 1868 da Antonio Luigi Moretti Agatadu e da Cadoni Attene Maria Marchesa, trentasettenne il padre, trentaseienne la madre. Secondogenito, il 15 gennaio 1864 lo aveva preceduto la nascita della sorella Maria Francesca. Il bisnonno Sebastiano Moretti Cadeddu si stabilì con la sua famiglia a Tresnuraghes proveniente da Magomadas intorno alla metà del 1700. La famiglia della madre è attestata a Tresnuraghes almeno dall'inizio del 1600. Sia il padre Antonio che la madre Marchesa provenivano entrambi da famiglie di mugnai. Il loro mulino era azionato dall'acqua (quelli elettrici all'interno del paese si diffusero a partire dal 1927, anno di adduzione della linea). Insieme a diversi altri si trovava lungo il Riu Mannu, all'altezza della località di "Bantineddu", e "Su 'e s'olìa". E' accertato che il ragazzo e il giovane Moretti aiutato genitori in questa attività.

A volte il mulino prendeva il nome dal suo proprietario o conduttore. Ad esempio, i più anziani ricordano di aver sentito parlare de "Su mulinu de tiu Calmene", posto in "Su 'e mesu" o meglio, nel luogo detto "Sa funtanedda"

DENUNCIA di Carmine Carboni Pala a Moretti 1886 febbraio – aprile: desistenza Carboni

In questo periodo, il mestiere del mugnaio non doveva essere dei più felici e tranquilli. Era soggetto al disagio della permanenza sul luogo di lavoro per le attività di molitura del grano e la necessaria sorveglianza degli impianti interni ed esterni (reati di furto e danneggiamenti non erano infrequenti). Doveva subire gli effetti pesanti della tristemente famosa tassa sul macinato, applicata a partire dal gennaio del 1869 fino al 1884. Per ogni quintale di grano macinato lo Stato incassava due lire dal mugnaio, che naturalmente si rivaleva sul cliente. Certamente la tassa non fu un toccasana per la comunità di Tresnuraghes, che presentava ancora in non trascurabile l'organizzazione tipica di un'economia di sussistenza, non fondata appieno sul rapporto di scambio tra prodotto e moneta circolante. Allo stato attuale non abbiamo notizie che a Tresnuraghes e nei paesi vicini si siano verificate, come in altri centri, rivolte popolari contro l'odiato balzello governativo che doveva servire, come in effetti servì, al risanamento del bilancio dello Stato italiano. Fatti raccontati dai più grandi che accompagnano la fantasia del giovane Moretti:

26 agosto 1867: bardana della notte con rapina dell'incasso all'esattore distrettuale e di beni e oggetti di valore all'avvocato Antonio Zedda, nella casa del quale (oggi casa Deriu) l'esattore abitava;

1867-1868 - Lavori di ampliamento della strada nazionale all'altezza della chiesa di S. Croce - Demolizione di quasi metà della navata e di parte del cimitero annesso - Costruzione del cappellone laterale - Riesumazione dei resti dei defunti sepolti nelle aree interessate alla nuova strada (dentro la chiesa e nel cimitero). Ricorsi del vicario parrocchiale e procuratore dell'Oratorio teologo Antonio Giuseppe Manca per richiedere un aumento dell'indennità di esproprio. Prestito personale del sacerdote per poter portare a termine i lavori.

1860 – 1870

AMMINISTRAZIONE don Antonio Michele Cugurra (parente acquisito dei nobili Sulas). 

Composizione:

Sindaco: don Antonio Michele Cugurra

Consiglieri: Salvatore Sanna sacerdote, Giovanni Battista Peralta sacerdote, Giovanni Gaetano Cavia calzolaio, Battista Naitana falegname, Antonio Giorda calzolaio tempiese, Efisio Ricciu avvocato lussurgrsee, Francesco Petretto falegname "ebanista", Antonio Peri usciere della Pretura di Bosa algherese

ATTIVITA':

1863; acquisto di Casa Sulas per Caserma Regi Carabinieri; 1868 scuola elementari nei locali del Monte Granatico – 

Delibera

Prima ne fu tolta la gestione alla Giunta diocesana, quindi alla Parrocchia. Poi la gestione fu affidata ad una Commissione Com.le e a funzionari stipendiati - Gestione in perdita con conseguente soppressione e impiego dei fondi risparmiati nella gestione per la costruzione di scuole, cimitero e strade comunali.

1861: Con la riforma delle Circoscrizioni amministrative e giudiziarie (Mandamenti) Tresnuraghes diventa sede di Pretura e necessita di locali per ospitarla - Furono individuati quelli del Comune, in affitto (Casa Ricciu) in contrada "Sa Bicocca"

1868: Gara per la costruzione del nuovo orologio della parrocchiale tra Pietro Luigi Pontis e l'osilese Antonio Chessa

1871 – 1908 o 1920

AMMINISTRAZIONI operaie. 

Composizione:

Si alternano come Sindaci: Giovanni Gaetano Cavia calzolaio, Battisita Naitana falegname, Francesco Petretto falegname, Antonio Maria Cinellu fabbro, Antonio Zedda avvocato sindiese, Ferdinando Zedda il figlio

1882: Sindaco Zedda - Delibera acquisto Casa Ricciu

1884: Sindaco Petretto -  Secondo intervento di ammodernamento dei locali della Pretura in Casa Ricciu – Casa Comunale

1888-1889: Sindaco Battista Naitana - Lavori vari nella Parrocchiale.

Il Governo concede un sussidio allo scopo Opere: rifacimento parti di intonaco, nuova piastrella tura, bitumazione della calotta dell'abside

sostituzione degli embrici smaltati a forma di chiocciola, Pitture Scherer.

1889 Ristrutturazione vecchia prigione marchionale per adibirlo a Carcere Mandamentale

Tratti della società tresnuraghese in questo periodo: aumenta l'alfabetizzazione; si diversifica la produzione agricola con l'espansione della zootecnia; impulso fondamentale dato dall'avvocato Luigi Canetto

Società operaia di mutuo soccorso Statuto del 1891

CONTRASTI MORETTI - AMMINISTRAZIONI OPERAISTE

Motivazioni

Perdita degli carica ideale e innovativa della Società Operaia e in particolare dei suoi interpreti istituzionali (amministratori)

Personalismi

Clientelismo

Nepotismo

Ereditarietà degli incarichi di potere

S. Moretti in "Sa campana sarda" ne boccia l'operato senza appello:

" Como tocat a tie, s'oju aberi

Isceltende sos amministradores:

Negoziante – avvocadu – ingegneri

Riccos, impiegados e signores

Pubblicista – impresariu – bancheri

Notarios – dottores – isettores

Furistei – affarista – industriale

Non sunu pro cunsizu comunale

E' una fotografia impietosa anche dell'amministrazione tresnuraghese. La Giunta verrà poi scalzata e il sindaco Ferdinando Zedda costretto a lasciare il paese.

1922 Adesione al fascismo con l'amico maestro Gavino Marras Poddighe

1926 Campagna per la statizzazione delle Ferrovie in concessione

Crisi e perdite nella loro gestione

Se ne invoca la gestione completa da parte dello Stato

ANNI '80

CINQUANTENARIO DELLA MORTE DI PITANU MORETTE

1982: Tresnuraghes ricorda Pitanu Morette nel cinquantenario della sua scomparsa. Amarcord del convegno tenutosi presso il salone della scuola media. Tra i relatori si riconoscono i giornalisti e scrittori Manlio Brigaglia e Paolo Pillonca, il Prof. Giommaria Tuveri e tanti amici di Tresnuraghes, promotori dell'importante iniziativa. A coronamento della splendida giornata, si esibirono sul palco di Largo Moretti numerosi poeti estemporanei in ricordo di Pittanu. 

Galleria di immagini



SEZIONE IN COSTRUZIONE


Ammentende su Poeta 

sos cantadores in memoria de Pitanu Morette

In occasione del convegno sulla figura del poeta Pitanu Morette tenutosi a Tresnuraghes il 29 maggio del 2004, a conclusione della cerimonia di premiazione del concorso di poesia indetto per l'occasione e dopo gli interventi di diversi relatori, sul palco di Largo Sebastiano Moretti si sono esibiti alcuni improvvisatori. Nel video sono riportate alcune sequenze della serata. 




CONCORSO DI POESIA E CONVEGNO PER RICORDARE PITANU MORETTE

Tresnuraghes 2004

Atti del convegno con i testi delle poesie premiate


Relatori

Paolo Pillonca - Giornalista e scrittore

Nicola Tanda - Docente universitario

* A causa della corruzione del file audio non è stato possibile trascrivere la relazione del Prof. Tanda

Luciano Sechi - Colonello della "Brigata Sassari" e autore dell'Inno "Dimonios"

Sebastiano Serra - Docente e studioso di poesia sarda

Giovanni Piras - studioso di lingua e cultura sarda

Moderatore - Antony Muroni

Giurati "Poesia scritta"

Prof. Nicola Tanda - Presidente di giuria

Antonio Canalis - Segretario "Premio Ozieri"

Maria Sale - Poetessa

Salvatore Tola - Professore


Giurati "Poesia improvvisata"

Paolo Pillonca - Giornalista e scrittore

Salvatorangelo Murgia - Appassionato di poesia sarda

Stara Antonio - Appassionato di poesia sarda

Gianfranco Rosa - studioso di poesia sarda

Sebastiano Serra - Docente e studioso di poesia sarda


Poeti "Poesia improvvisata"

Bruno Agus di Gairo

Celestino Mureddu di Aidomaggiore

Salvatore Scanu di Ozieri

Peppino Donarea di Ossi

Nicola Farina di Orgosolo

Giuseppe Porcu di Irgoli

Salvatore Ladu di Sarule


Interventi di Giovanni Piras - Sebastiano Serra - Luciano Sechi - Paolo Pillonca - Nicola Tanda

Le poesie premiate

Componimenti in rima a tema libero

Vincitori del Primo Premio (ex equo)

ANTONIO PIRAS di Scano Montiferro con la poesia

A fizos nostros

Isetande tempus mezus...

VITTORIO GIORGIO ANGIOI di Tresnuraghes con la poesia

Su sensu de sa 

LE RELAZIONI

Giovanni Piras- studioso e appassionato di Lingua e cultura sarda

Buonasera a tutti. Siamo qui presenti per l'ennesima manifestazione sulla figura del nostro grande compaesano Sebastiano Moretti. Questa è l'ennesima, a seguire da quella del 1982, organizzata in occasione della ricorrenza del cinquantesimo anniversario della morte; in quell'occasione eravamo presenti un gruppo allora di giovani, che si era dato da fare qualche anno prima con la costituzione della Pro Loco che è ancora in vita. La prima cosa a cui si pensò allora fu il recupero, la sistemazione e la pubblicazione delle opere e delle gare di Moretti.

A questo lavoro parteciparono in particolare Billia Muroni, Titino Dettori, Bastianino Serra, io e il Presidente della ProLoco Francesco Dettori.

Purtroppo i soldi erano pochi e si fecero mille peripezie per poter pubblicare alcuni opuscoli con le opere più importanti del poeta tresnuraghese.

Una decina di anni dopo, ancora la ProLoco, sotto la presidenza di Peppino Loche, pubblicò un volumetto contenente unitamente alle opere anche note introduttive, storiche e la bibliografia che anni prima avevamo preparato. Questo ho ritenuto doveroso ricordarlo anche per rispetto degli assenti che avrebbero potuto essere qui a pieno titolo, almeno quanto le persone che oggi sono qui presenti.

Innanzitutto chi pensa al Moretti pensa ad un improvvisatore in ottava rima, a un poeta estemporaneo, come è giusto che sia, in effetti la prima cosa che viene in mente è questa.

Una volta, fino a 25-30 anni fa, si facevano le graduatorie di chi era il più grande e ricordo che allora il Dottor Pillonca rese pubblica la teoria che il poeta che aveva raggiunto il massimo livello di raffinatezza nella improvvisazione era Remundu Piras. Devo dire che, sulle prime, questò destò un po' di dubbi, lasciò perplessi alcuni perchè, chiaramente, il campanile in Sardegna è duro a morire!

Ma devo dire poi che, col tempo, questa tesi trovò pieno consenso e fu accettata da tutti.

Voglio però ricordare un episodio, per rispetto a quella che era la grandezza del nostro Sebastiano Moretti. Nel 1906 in una gara a Bono, in occasione della festività di San Narcisio, tutti i poeti invitati alla gara si rifiutarono di salire sul palco perchè dicevano che Moretti vinceva sempre, quindi il premio lo prendeva lui e gli altri tornavano a casa a mani vuote.

Debbo dire poi che in seguito a questo fatto, che la dice lunga sulla bravura del nostro poeta, si addivenne alla regola che vige tuttora: dare un giusto indennizzo a tutti i partecipanti. Ovviamente non questa la sola protesta clamorosa, ci furono dei tumulti anche in altre occasioni accompagnati da critiche e risentimenti.

Tra l'altro, l'indomani, sempre a Bono, quasi tutto il paese accompagnò il poeta tresnuraghese al grido di "Viva Moretti e abbasso la camorra!".

Quindi è accettata la tesi che Piras abbia raggiunto il massimo livello nell'improvvisazione in ottava ma indubbiamente Moretti è uno dei grandissimi ed è inutile adesso perdere tempo a dire se è secondo o terzo!

Quello che invece voglio dire è che l'improvvisazione in ottava rima è solo un aspetto della poesia tradizionale sarda. Ce n'è un altro molto importante, forse ancora più dimenticato dalla critica ufficiale, se non addirittura ignorato, ed è quello delle Modas e dei Modellos. Qui proprio il Moretti, a detta di alcuni critici, è considerato un campione, proprio il primo in assoluto!

Moretti usava i Modelli con grandissima maestria. A questo proposito vorrei citare uno dei pochissimi studiosi, un giovane coraggioso, appassionato, Gianfranco Rosa di Scano Montiferro, che proprio l'anno scorso ha pubblicato un bellissimo libro su questo argomento: Modas e Modellos.

Moretti era talmente bravo a costruire questi Modelli e queste Modas che fu l'inventore di ben quattro nuovi metri: il trintasette retrogadu fioridu e tentu a maglia, il più conosciuto; il trintasette ottagonale, sas istiglias e sa ottava trinettada e tenta a maglia.

Ovviamente era bravo a sviluppare e a costruire anche tutti gli altri: su trintasese semplice, su trintasese a semplice retrogo a fiore, su trintasese serradu a ladu, su noe retrogadu, su vintisese traversadu, su degheotto fioridu, sa treighina retrogada a puntu in mesu, e via discorrendo.

Fra quelli più conosciuti dei trintasette retrogadu fioridu e tentu a maglia, che erano proprio la sua specialità, ci sono quello ad Antonio Piludu di Scano di Montiferro, ad Angelino Pedrette di Villanova Monteleone, a Luisi Pinnangione di Borore e ad Antoni Farina di Osilo.

Dimenticavo di dire che i poeti che erano con lui in gara a Bono, nell'occasione a cui facevo cenno prima, non erano poeti di secondo piano, erano tra i migliori di quel periodo, vale a dire Giuseppe Pirastru di Ozieri, Salvatore Testoni di Bonorva, Antonio Farina di Osilo e la figlia Maria (non deve sorprendere la presenza di una donna, era insieme a Caterina Porcu di Ossi una delle poche donne che salivano sui palchi insieme ai poeti estemporanei).

Un aspetto poco conosciuto di Moretti è la sua ricca produzione di scambi epistolari con altri poeti a lui contemporanei. Moretti ha tante facce, se non le vediamo tutte non riusciamo ad avere un'idea precisa di quella che è stata la sua figura nel periodo storico in cui è vissuto e della realtà sociale del nostro paese e della Sardegna- E' insomma una figura poliedrica, innanzitutto ci sono le sue idee, il suo pensiero; per amore di verità occorre ricordare che lui è stato un anticlericale, questo gli causò molti problemi e sofferenze. Fu costretto all'esilio dal paese perché a questo anticlericalismo si contrappose un certo bigottismo paesano e una certa partigianeria politica; in sostanza chi deteneva il potere lo ostracizzò al punto da costringerlo all'esilio. Un a volta nell'iglesiente aderì al "Movimento socialista", nel nascente Partito Socialista di Cavallera e, in seguito, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale aderì al "Movimento dei combattenti", movimento che poi, come sappiamo, sfociò nella nascita del "Partito Sardo d'Azione", se preferite nell'ingresso del sardismo in politica.

Ma quella di Moretti più che un'adesione a una filosofia o a una politica, è un'adesione al valore della "sardità", dell'identità dei sardi; nelle sue opere c'è un continuo richiamo "all'unità dei sardi", c'è un fervore entusiastico nell'adesione ai movimenti di idee nuovi che nascono e che a Moretti danno l'idea di essere una prospettiva di cambiamento e di progresso della Sardegna. In lui c'è un continuo richiamo ai lavoratori e in questo suo richiamo c'è l'influsso, a mio avviso, di un altro grande tresnuraghese, l'avvocato Luigi Canetto. Bisogna infatti ricordare che le due biografie si sono intersecate; quando l'avvocato Canetto è morto nel '93 Moretti aveva già 25 anni ed era un improvvisatore affermato. E' giusto dunque ipotizzare che l'influsso del Canetto su Moretti sia stato fondamentale. Ricordiamo anche che Canetto ha fondato la "Società Operaia" e, in seguito al suo influsso, a Tresnuraghes abbiamo avuto ben quattro Amministrazioni Operaiste, una definizione questa cara al compianto Billia Muroni, nel senso che erano composte da lavoratori tra cui Giovanni Gaetano Cavia, calzolaio; , Battista Naitana e Francesco Petretto, falegnami e Antonio Maria Cinellu, fabbro.

A conclusione di questo mio intervento vorrei lasciare uno spunto di riflessione: Moretti ha dovuto subire la reazione dei bigotti e degli avversari politici, contro di lui è stato usato uno strumento che è quello della via giudiziaria al potere, per conquistare il potere. Ecco perchè Moretti è attualissimo anche oggi!

Anche oggi, infatti, si parla dell'uso improprio della via giudiziaria al potere , mi riferisco non solo a quello che succede a livello nazionale ma anche al modo di fare politica in loco; vorrei che tutto questo cambiasse perchè la politica deve essere democrazia e libero confronto di idee. L'auspicio dunque è che chi ricorre allo strumento improprio della Magistratura, della denuncia, dell'esposto, delle fotografie scattate dalle macchine, addirittura dagli aerei, capisca finalmente che tutto ciò non serve. Questo è anche l'insegnamento che ci viene dal pensiero e dalla biografia del nostro compaesano Sebastiano Moretti.

Chiudo con un aneddoto che sentivo raccontare da bambino a Tresnuraghes da qualche anziano; non saprei dire se si riferisse ad un fatto veramente accaduto o a qualcosa del tutto inventata. Praticamente, un giorno due paesani si incontrano e uno dice all'altro: "Giuà, mi paret chi pro Pitanu est menzusu Piras", la replica è fulminante: "Nà, a ticche istirasa!".

INTERVENTU DE SEBUSTIANU SERRA

Docente e studioso di poesia sarda

Deo, si permitit Paule Pillonca, cherzo chistionare in sardu, pro su chi poto. Mi dispiaghet chi depa faeddare como, prima de Luciano Sechi, ca sos temas chi depimos tratare si assimizant e no cheria, faeddende innanti, narrer cosas chi depet narrer issu; e a parte custu, aia pensadu de fagher s'interventu pro ultimu, pro poder acabare recitende Su banchitu magicu de S. Poddighe (o partes de s'opera, ca est longa) chi est un'operedda chi faeddat puru de Morete e faghet cumprender s'ambiente, sas bideas ei su caratere de sos poetes chi trabagliaiant in miniera. Bidu chi depo chistionare como e no poto narrer sas cosas chi cheria, sa relatzione subra su raportu de Morete cun sos ateros poetes chi trabagliaiant cun issu in miniera la lasso a pustis, isperende chi b'epat tempus de nde tratare... Pro como permitidemi de narrer una paja de cosas chi creo siant importantes.

Sa prima est chi, a pius de 70 annos da sa morte, oramai no tenet pius importu ne sensu de lu timer, a Morete, pro chie l'at timidu e contrariadu sende biu, famiglias o cresia chi siant: tocat de riconnoscher chi est istadu un'omine mannu, pro sa 'idda e pro sa Sardigna e de si render contu chi no tenet pius sensu de aer timoria de sas cosas chi at iscritu e cantadu, justas o isbagliadas chi siant, chi piagant o nono. Tzertu no b'at perigulu chi oe potant fagher cambiare bidea a calchicunu, ne a sos piciocos, chi ateru chei cussu oe nde bient e nde intendent, ne a sos mannos, ca comente narat Poddighe in sa Mundana cummedia: "Sa zente da pitica incaminada / in qualunque siat religione / no cambiat a manna opinione / pro chi li dient un'archibusada".

Sa sigunda cosa la naro a su sindigu ch'est presente. Sa 'idda nostra depet meda a Morete: si su nomen de Tresnuraghes fut connotu dae totu in Sardigna -mancari medas no tiant ischire mancu inue fut collocadu- su meritu est sou, ca in totue connoschiant a Morete de Tresnuraghes. Est tempus chi totacanta sa 'idda, unida comente aiat cherfidu issu, li pedat perdonu e chi lu fetat ammentendelu cun calchi cosa de pius de l'intitulare unu 'ucone de istrada, ca sa 'idda est in depidu ancora pro che lu aer fatu fuire e pro l'aer fatu sufrire pro tantos annos.

Sa tertza cosa chi depimos fagher est regoller informatziones subra de issu e totu su chi at iscritu e, pro su chi si podet, su chi at cantadu, pro pubblicare s'Opera omnia, namos, o dividinde su materiale a sigunda de sos argumentos o sighinde sa cronologia, comente in ateros logos ant fatu pro ateros poetes. Pro custu iscopu tocat de pregontare e chircare in tzertas biddas e tra sos parentes de sos poetes e amigos chi l'iscriiant (de Caria, de Iscanu, de Piludu, de A. Fiore, de Fanari e gai sighinde), de chircare in sos comunes inue est vividu pro iscoberrer in cales annos, de chircare in sos paberis de miniera e in sos giornales de tando pro ischire a cales galas at partecipadu, cun chie, e comente sunt finidas, de chircare in sas bibliotecas de Nuoro, Tatari, Casteddu. Gasie si podet cumpletare sa connoschentzia de sa vida sua, ca b'at paritzos annos chi no ischimos nudda, ne inue fut, ne ite faghiat, ne ite at iscritu. Pro fagher unu esempiu, tra su 1901 e su 1910 no tenimos notitzias, ne operas, ne literas, ne galas, a parte chi in su 1904 at iscritu Su gridu de su minadore, In morte de E. Crabolier e una cantone pro unu disastru in sa miniera de Montebetzu; su chi est capitadu a Bono in su 1906; chi at cantadu a Nuoro cun Cubeddu in su 1908; a Bonorba in 1909; chi in su 1910 fut in Tresnuraghes, disisperadu, comente iscriet in una litera a su mastru Gavinu Marras in esiliu in Argentina, dimandendeli de li chircare unu trabagliu inie, ca sos amministradores noos chi aiat apojadu lu aiant abbandonadu.

Tropu pagas sas cosas chi ischimos de paritzos annos... Podet dare chi tzertas operas, si no sunt perdidas, sient istadas cumpletadas e pubblicadas a pustis de annos da cando las at cumpostas... Pro esempiu, in sa cantone pro su disastru de su 1904 Morete faeddat de sa pubblicatzione de una poesia intitulada Il prete- l'operaio e l'avvocato mai bida ne intesa. Ateru esempiu: Boghes de Sardigna pubblicada in su '18 no mi paret propiu opera de cussos annos e pro paritzos motivos. Sa prima parte est meda divressia dae sa sigunda, ca in sa prima b'at pius pagos arrejonamentos e pius sentimentu; poi totu sos males chi Morete biet los atribuit a fatos capitados prima de su 1900 (buscos estirpados, fallimentu de sa banca, fillossera, catastu, caseifitzios) e no creo chi a pustis de trinta o barant'annos si potant tratare comente siant sutzessos deris; poi, in custa cantone mentuat sas gherras coloniales e pro finire iscriet una sola otava subra sa gherra europea apenas finida! Atera cosa meritaiat cussa disgrassia fintzas pro sos sardos, ateru che una otava... E difatis nde at a iscrier cun ateros sentimentos in ateras operas. Sigundu me cust'opera est naschida meda prima de sa pubblicatzione de su '18, e manu manu Morete b'at aggiuntu calchi cosa... Fortzis no li pariat cumpleta... E poi, a su chi mi ammento, in biblioteca aia agatadu cust'opera, vintitres annos faghent, e sa data chi nde aia copiadu fut 1908, si no aia faddidu iscriindela. Chi siet una prima pubblicatzione chi no fut cumpleta? No l'isco, tocat de bi torrare e bier. A propositu de Boghes: unu capitanu de sa marina in pentzione, de Siniscola, aiat publicadu in su 1874 a Napoli un'opera intitulada "La Sardegna nel passato, nel presente e avvenire -ossia- MALI E RIMEDI". In cust'opera, chi no m'ammento si est in versos o in prosa, naraiat chi fut ora chi calchicunu de ingegnu si ponzeret a cantare e a esaltare sas cosas nostras de Sardigna. Fortzis Morete la connoschiat... B'at trabagliu meda de fagher pro arrivare a s'iscopu chi naria prima, ma si si cheret si podet fagher... Pro como apo finidu.

TRADUZIONE

INTERVENTO DI SEBASTIANO SERRA

Paolo Pillonca permettendo, vorrei esporre queste considerazioni in lingua sarda. Mi dispiace dover parlare ora, prima di Luciano Sechi, perché i temi che dobbiamo entrambi trattare sono simili e non vorrei, intervenendo prima di lui, creargli delle difficoltà. Avevo inoltre pensato di poter intervenire per ultimo per poter recitare, in conclusione del convegno, brani da Su banchitu magicu, un'opera di S. Poddighe che coinvolge anche Moretti e che fa scoprire il carattere, le idee e il rapporto di familiarità esistente nel gruppo di poeti in lingua che lavorarono in miniera. Per questi motivi la relazione sul rapporto tra Moretti, Poddighe e Caria la terrò in conclusione, sperando ci sia il tempo per esporla.

Per ora vorrei fare alcune considerazioni che ritengo importanti. La prima è che ormai non ha più senso aver paura di Moretti, ad oltre 70 anni dalla morte, per il clero e le famiglie che lo hanno contrastato in vita: occorre riconoscere che è stato un personaggio importante per il paese e la Sardegna intera e che non ha più senso censurare alcunché delle parole che ha scritto o cantato, che piacciano o meno, siano giuste o sbagliate le sue posizioni. Non c'è davvero il rischio che possano influire né sui giovani, che oggi vedono e sentono messaggi e maestri ben più dirompenti, né sugli adulti perché, come scriveva Poddighe in Sa mundana cummedia, "Sa zente da pitica incaminada / in qualunque siat religione / no cambiat a manna opinione / pro chi li dient un'archibusada".

La seconda considerazione la rivolgo al sindaco qui presente. Il nostro paese deve molto a Moretti perché se Tresnuraghes era noto in tutta la Sardegna, nonostante molti non sapessero neppure dove fosse situato, è grazie a lui, perché ovunque sicuramente conoscevano e apprezzavano Pitanu Morete di Tresnuraghes. È ormai tempo che l'intero paese, in debito con lui per per averlo costretto all'esilio e alla sofferenza per tanti anni, unito come lui avrebbe voluto, gli chieda perdono e lo ricordi con qualcosa di più di una corta via a lui intitolata.

Infine, ed è il terzo punto, dobbiamo raccogliere, per quanto possibile, informazioni sulla sua vita e tutto ciò che ha scritto e cantato, con l'obiettivo di pubblicare l'Opera omnia, suddividendo il materiale per temi o per ordine cronologico. Per questo è necessario cercare in diversi paesi e tra gli eredi dei poeti e dei suoi amici che sono stati in corrispondenza con lui (penso a Caria, Scano, Piludu, Fanari, Fiore e parecchi altri), nei comuni in cui è vissuto per scoprire in quali anni, nelle carte delle miniere in cui ha lavorato e nei quotidiani dell'epoca per sapere a quali gare poetiche ha partecipato, con chi e con quale esito e, ancora, nelle biblioteche dei capoluoghi di provincia. Solo così possiamo completare la conoscenza della sua vita e della sua produzione poetica, perché vi sono attualmente enormi lacune: per parecchi anni della sua vita non abbiamo praticamente informazioni sulla sua attività lavorativa e artistica. Per esempio, del periodo che va dal 1901 fino al 1910 sappiamo solo che nel 1904 ha scritto Su gridu de su minadore, In morte de E. Crabolier e una composizione per un disastro nella miniera di Montevecchio, che nel 1906 a Bono è stato acclamato da tutta la comunità, che ha gareggiato a Nuoro con Cubeddu nel 1908 e a Bonorva nel 1909, che nel 1910 era a Tresnuraghes disperato per essere stato abbandonato dai nuovi amministratori che aveva appoggiato. Davvero poco... È probabile che certe opere siano andate perdute, che altre siano state pubblicate a distanza di tempo dalla composizione o che siano state completate in momenti successivi. Per esempio nella composizione per la morte dei minatori aveva annunciato la imminente pubblicazione di un'opera intitolata Il prete -l'operaio e l'avvocato che io non conosco affatto... Invece Boghes de Sardigna, pubblicata nel '18, per diversi motivi, non mi sembra scritta ma piuttosto completata in quegli anni. Anzitutto perché la prima parte è molto diversa dalla seconda perché nella prima c'è più ispirazione e meno ragionamenti che nell'altra, poi perché le cause di tutti i mali che per Moretti affliggono l'isola (distruzione dei boschi, fallimento della banca, fillossera, aggiornamento del catasto, introduzione dei caseifici) sono lontane nel tempo di molte decine d'anni, mentre nell'opera sembrano recenti, accomunate alle conquiste coloniali successive, con un riferimento marginale alla fine della prima guerra mondiale che pure è stata devastante anche per l'isola e per la sua forza-lavoro. Secondo me Boghes de Sardigna è stata scritta, per buona parte, molto prima del 1918 ed è stata integrata in momenti successivi. Anche i riferimenti alle elezioni sono confusi, coinvolgendo amministrative e politiche. Forse l'opera gli appariva incompleta fino al momento della pubblicazione... Inoltre parecchi anni fa trovai quest'opera nella biblioteca datata 1908: questa è almeno la data che trascrissi negli appunti, se non fu un errore. Può anche darsi che l'opera sia stata pubblicata e ripubblicata con le integrazioni: bisognerebbe ricontrollare. A proposito: un capitano di marina in pensione, di Siniscola, pubblicò a Napoli nel 1874 un'opera (non ricordo se in versi o in prosa) dal titolo "La Sardegna nel passato, nel presente e avvenire -ossia- MALI E RIMEDI" nella quale auspicava che qualcuno di ingegno si assumesse il compito di cantare, per esaltarla, la storia sarda. Forse Moretti conosceva l'opera... C'è molto lavoro da fare per raggiungere l'obiettivo della pubblicazione delle opere ma, volendo, si può fare. Ho concluso, per ora.


La relazione vera e propria che Bastianino Serra avrebbe dovuto esporre in conclusione del convegno è stata sacrificata per il prolungarsi oltre misura degli altri interventi. Gli organizzatori, scusandosi vivamente con l'interessato per questo fatto, propongono comunque, in questa sede, la trascrizione della prevista relazione.


RELAZIONE

S. MORETTI E IL SUO RAPPORTO CON I POETI S. PODDIGHE E P. CARIA

Come è noto S. Moretti lavorò in miniera nell'Iglesiente, una prima volta a partire dall'anno 1899 a S. Giovanni vicino a Gonnesa e Iglesias e una seconda volta, a partire dal 1912 a Montevecchio vicino a Guspini e Arbus.

Già dal 1899 si trovò a lavorare con altri poeti e improvvisatori in lingua sarda: P. Caria di Macomer, anche lui a S. Giovanni, S. Poddighe e A. Scanu di Dualchi (il primo a Montevecchio, il secondo a Monte Agruxiau), A. Masala di Borore e altri. Caria dovrebbe esservi giunto negli stessi anni, come si può dedurre da quanto egli stesso scrisse nelle lettere in rima agli amici, mentre Poddighe, come ha riferito l'improvvisatore A. Canu nella prefazione ad una sua opera, giunse in miniera a diciotto anni (dunque nel 1889, essendo nato nel 1871). Caria rimase sempre a S. Giovanni fino alla morte avvenuta nel 1933: dalla miniera nel 1918 rispose a Deus sutta processu di Poddighe, da lì inviò alla rivista Sa Musa un sonetto nel 1929 (aveva 77 anni: non so se lavorasse ancora). Poddighe, dice A. Canu, si sposò nel 1900, partì per il servizio militare per tre anni e nel 1910 andò a lavorare in fabbrica a Torino per quattro anni. Nel 1918 però fu di nuovo in miniera e in questi anni scrisse le sue opere più interessanti.

Perché sono importanti questi due autori per Moretti? Perché oltre a condividere con lui l'attitudine per la rima scritta o improvvisata e le fatiche, i disagi e le preoccupazioni per il lavoro comune, gli sono stati amici fedeli e sinceri per tutta la vita, nonostante il carattere impulsivo, sprezzante e poco incline alla mediazione di Moretti (come dimostrano le invettive forti usate contro i suoi avversari e gli scontri con molti suoi colleghi come Cubeddu, Testoni, Farina ma anche A. Masala e A. Fiore).

Diversi altri elementi hanno reso profonda e duratura la loro amicizia. Amavano bere e cantare in compagnia (per intenderci: "Bore, no braghes, lassa sas chimeras / s'a totu nois a binu ispeseras / mancari che Roschilde ricu esseras / ti dias bender finas sa cicia!" risponde Caria a Poddighe, che ha invitato Moretti, Caria e Scanu ad Iglesias alla festa del Buoncammino dicendo "(...) deo già ponzo s'ispesa e su binu / Sa segunda battaglia 'e Solferinu / hat a parrer sa die in cussa mesa."). Erano tutti e tre anticlericali, talvolta ferocemente, 'poeti maledetti' li definisce Pillonca in Chent'annos, anche se per Caria, credo, il termine sia esagerato, nonostante le parole forti talvolta usate anche da lui ("Tue cheres ch'ingrassent sos preides / istoccadas lis seghet sos fiancos..." scrive a M. Medde in una lettera).

Tutti e tre riconoscevano un ruolo fondamentale alla cultura e consideravano importante la funzione della poesia per la maturazione delle coscienze ("... e proite est suzzedidu? / pro culpa 'e sa paga istruzione" scrive Caria a Moretti; "E prosigo a cantare tale e quale / pro cantu vivo in su tempus futuru / a dare lughe inue b'at iscuru" risponde Poddighe alla critica di S.Vidili; "E deo in sinu ostru isto girende / finas ch'isveglio sos chi sun dormende" scrive Moretti nella canzone per il disastro in miniera del 1904). Tutti e tre odiavano l'ingiustizia e il sorpruso.

Moretti e Caria avevano poi la comune attitudine all'invenzione di nuovi modelli, considerando questa ricerca quasi una palestra per i rimatori e una sfida alle capacità dei destinatari di individuarne i meccanismi e di farli propri nella risposta ("Criende cosas noas dae sa mente / e proas valorosas operende / ... / s'omine enit dottu, altu, eminente" scrive Moretti a Caria). Moretti e Caria si stimavano per questa capacità e non è un caso che sia Su Parnasu sardu - Epistolario di Moretti sia il volumetto Corrispondenze poetiche di Caria aprano (e quest'ultima raccolta pure chiuda) con scambi epistolari tra i due. Poddighe d'altra parte, come Moretti, ha scritto opere che evidenziano un forte impegno politico: Moretti, con la pubblicazione di alcune di queste in occasione di elezioni politiche o amministrative, si prefiggeva lo scopo di orientare il voto dei lavoratori, mentre l'opera fondamentale di Poddighe, svincolata da fatti contingenti, aveva un obiettivo di più lunga durata: quello di far acquisire una coscienza di classe ai lavoratori stessi.

Questi due autori, almeno a un certo punto della loro vita, hanno visto unirsi indissolubilmente i loro destini (e quello delle opere inedite, sequestrate ad uno e bruciate all'altro) tanto da essere accomunati, nell'immaginario collettivo, come coautori de Sa Mundana Cummedia (lo dicevano gli anziani non solo del paese ma anche di altri centri lontani della Sardegna. Anzi, mio padre e tiu Cornelio Corona erano addirittura convinti -certamente sbagliando- che l'opera fosse stata scritta in realtà da Moretti e solo per questioni di quieto vivere apparisse, come copertura, il nome di Poddighe: siamo negli anni in cui Moretti si firmava Timore, immediatamente precedenti il suo rientro definitivo a Tresnuraghes). Sarà anche per quella scritta, che personalmente mi meraviglia, sulla copertina de Sa Mundana Cummedia "Proprietà riservata: Sebastiano Moretti" ma Poddighe e Moretti vennero accomunati nella critica e combattuti per le loro idee, come mostra anche il libretto dal titolo "Esistenza e onnipotenza de Deus - critica contro Moretti e Poddighe" che, peraltro, è un falso grossolano (fu pubblicato come opera di G. Contini, ma quei versi mediocri non potevano essere frutto di un grande come lui, e poi questi era già defunto da alcuni anni quando vide la luce Sa Mundana Cummedia...).

Nonostante i molti punti comuni ciascuno aveva caratteristiche peculiari che lo differenziavano dagli altri. Se Caria, estraneo alle questioni politiche, era un uomo umile, pacato, saggio, pronto a fornire buoni consigli ai giovani che gli scrivevano, Moretti era sicuro di sé, mordace, spesso spavaldo e prepotente. Se Moretti ha interpretato lo sfruttamento che subivano i lavoratori come sfruttamento dei 'continentali' sui sardi, da sardista ante litteram, da contadino piuttosto che da operaio, Poddighe lo ha interpretato come sfruttamento di una classe sociale su un'altra, da operaio che ha vissuto l'esperienza in fabbrica, da marxista. Se, e concludo, Moretti e Caria credevano in Dio (di più, credevano anche nella Chiesa, ma quella delle origini, nonostante Moretti si fosse paragonato all'illuminista Voltaire in Voluntade e destinu), Poddighe aveva forti dubbi sulla sua esistenza, da buon materialista e positivista qual era. In Deus sutta processu i tre espongono le loro convinzioni religiose in modo trasparente, ispirato, come appare dalla musicalità dei loro versi. Scrive Poddighe:

"Su Deus bonu at mortu a mama mia /

ite nde naras Caria e Morete /

meritat su processu chi li fete /

s'issu no mi la torrat sana e bia? (...).

Su morrer est pro totus uguale /

custa l'ischimos pro esperienzia /

e no b'intrat de Deus sa potenzia /

ma de natura su tempus prefissu. (...)".


Risponde Caria:

"Cando mai su Deus onnipotente /

de sa razza umana est distruttore /

si l'at creada e li tenet amore /

naras ch'at mortu a tie ogni parente? (...).

S'issu etotu a bocchire at proibidu /

narrer chi bocchit est un'impostura /

su morrer, certu, benit de natura /

senza chi Deus bi ponzat sa manu. (...)".


Moretti a sua volta scrive:

"Attentu attentu cunsidera custu /

nessunu a Deus faghet su processu /

ca dogni legge tenet in possessu /

issu ch'est bonu, sapiente e giustu. (...).

No si nd'agattat d'altu sensu mente /

de giudicare su Deus immensu /

no si nd'agattat mente d'altu sensu /

tra sos mundanos, o giudicas tue? (...)".

Ora come omaggio nei loro confronti vorrei recitare alcune parti di Su banchittu magicu di Poddighe, un'opera in terzine contro la superstizione, che offre simpaticamente uno spaccato delle loro idee, del loro carattere, del loro metodo e dell'ambiente sociale e culturale in cui vissero. Mi dispiace che in queste terzine vi sia qualche termine irriverente nei confronti del clero, ma quello era l'ambiente e quelle erano le idee. Del resto non è possibile e non è giusto parlare di Moretti e di quei suoi amici senza affrontare certi temi, bypassando quanto pensavano, cantavano e scrivevano al riguardo: meglio sarebbe non commemorarlo neppure e dimenticarlo, piuttosto che darne una immagine deformata.

Nel corso dei lavori del convegno non è stato possibile per motivi di tempo ascoltare le parti indicate da Bastianino Serra


LUCIANO SECHI 

 Colonello della "Brigata Sassari"

Buonasera a tottu,

saludo cun piaghere sas autoridades cumonales, chie est conduinde custa riunione, sos relatores e tottu sos chi sunt inogehe.

Ringrazio de coro a chie m'hat preferidu faghinde a manera chio oe, deo puru, potta narrer carchi cosa de Pittanu Morette.

Happ'iscurtadu cun attenzione su chi hanat nadu sos ateros, sunt bistadas nadas cosas meda, in sa maggiore parte cosas chi faghent a cumprendere chie fut Pittanu Morette "poete e inventore" de modellos noos de rimas.

Deo però bos cheria narrer su chi m'est bennidu a sa mente e in su coro penzende a Morette no solu comente poete ma comente omine.

Mente lughida e pronta a cumprender su chi fut suzedinde in cussos tempos, no solu in bidda sua ma in sos atteros regnos puru. Mente capaze de olare pius in artu de sas cosas terrinas e pro cussu, a bortas pienu de amargura pro no esser cumpresu né istimadu.

Naschidu in su milleottighentosessantotto ha vividu tottu sas angustias de s'era sua, un'era chi hat preparadu e bettadu pro nois puru su semen de su chi poi deviat diventare sa cussenzia de sa zente. In d'unu tempus in ue chie pius cumandiat, chenza pensare chi un omine no est una petze pè, de ilfruttare e fugliare. Tempos chi no funt tantu a favore de chie daiat boghe a su poberu e a su disamparadu.

Happo semper penzadu a Pittanu Morette comente a un omine chi daiat boghe, chi faeddaiat, puru pro chie pro timoria o ignoranzia no resultaiat a si difwender e deviat, comente un'aiunu, supportare su arriu de sas penas e sos colpos de chie pro un'occon'e pane l'ilfruttaiat.

Narant chi solu sos maccos no suffrint, chi no si serant de nudda; chie l'ischit si est beru, ma a nois gai paret, forzia ca no resultant a nos fagher a cumprender itte dolu tenent in su coro cando s'abbizant chi dae sos atteros sunt divrescios.

Immaginade però chie no essende maccu, anzis dodadu dae Deus de un'intelligenzia prodigiosa, devet gherrare sa vida sua in mesu 'e zente chio, ignorante e presumida, solu pro tenner duos soddos in busciacca, creet de tenner a tottu a cumandu sou no penzende però chi de un omine si potet prendere e impresonare sa pessone ma sa mente mai.

Est cussu chi pius daiat infadu a sos inimigos de Morette, su no li poder prender sa limba e i s'iscrittura cando ogaiat a campu tottu su chi issos funt faghinde de male a sa idda e a sa zente.

Funt tempos, cussos, chi in sa pobera zente hant lassadu marcu.

A pius de sa poberesa si bi poniant sas temporadas puru a distruere su pagu chi teniat. Sas abbas e sas pienas de su milleottighentosottantanoe, cando finamentas sos trainos diventeint rios, allaghende sas campagnas; su cicrone de su milleottighentosnoranta chi hat agabbadu a distruer su chi fut restadu e atteras maladias e marturias.

Morette, cun s'animu pienu de amargura e corpadu dae dogn'ala dae sas limbas malas e dae sos iscandulosos, mancari a malu coro devet lassare Tresnuraghes.

Est sa via de s'esiliu, de su disterru pius feu.

Sas peraulas chi li essint dae su coro sunt pienas de dispiaghere pro dever lassare sa idda sua ma carigas de odiu pro chie custa cosa hat creffidu e ordidu faghinde sa manera de che lu fagher fuire.

Penzo chi no b'eppet nudda de ilbagliadu si paragono sas peraulas de Morette a sas peraulas chi Alessandro Manzoni in s'opera sua "I Promessi Sposi" ponet in bucca de Lughia Mondello cando, issa puru a malu coro e custrinta dae zente mala e iscussiderada lassat sa idda sua. Sas lagrimas li falant a rios abbaidende sos caros montes e i sa campagna, nende: "Addio monti..."

Como bos cherzo legger custas rimas, gai hazis a poder cussiderare bois puru si est beru:

Apena apo passadu

Cussos pitìcos montes

Chi circundan Cuglieri e Iscanu,

s'adios'apo dadu

a mares, rios, fontes

fors'a nos bider a tempus lontanu;

tramando unu suspiru

e oh, nou respiru,

mi rendet tranquillu, friscu e sanu ;

cantu m'illargo e cantu

prus incontro delizias e incantu.


Infines ammentare

Nemmancu in bisione,

no ti cherzo pius, tempus passadu;

esule cherz'istare

cun soddisfazione,

ma no esser infame calculadu!

In futuru e presente

Non mi enzas in mente,

no, infelice logu ue so nadu!

Terra de pestilenzia,

zente senza carater ne cussenzia.


Canta delicadesa e canta pena in custas peraulas, cantu hat devidu inguller e supportare, itte ranchida piae giughet in dossu.

Itte han'haer penzadu cussos chi l'hant battidu a tremes de narrer cussas peraulas de fogu contra sa idda, bida in cussu mamentu bidriga e malaitta.

E gai andat in miniera. Penzo chi siet su peus tribbagliu chi pottat esistere: oras e dies sepultadu, respirende aria carriga de piubere chi brusciat sos prummones. Però, comente hamos nadu issaras, in cale si siat logu 'e su mundu, mancari su pius feu, s'omine resultat a bolare, cun sa forza 'e sa mente e a s'illiberare dae sas bruttesas e dae sas fadigas.

In cussu logu connoschet atteros chi, comente issu, patint penas e trummentos pro neghe de sas malas limbas.

Caria de Macumere e Poddighe de Duarche, poetes tra sos pius mannos de su tempus, l'azuant a no lassare mai perder sa vena poetica iscriindesi pari pari semper in rima.

Est quasi naturale chi pessones chi pattint su matessi male si aunent pro si dare azudu e chi tra issos nascat una amiganzia chi a bortas est pius forte e ligat pius chi no su sambene de sa parentela.

Est de cussu tempus "Su gridu de su minadore". In custas rimas, gai comente haiat fattu in bidda sua, Morette continuat a dare oghe a sos disamparados, a soso chi un su mundu supportant e no tenent mediu 'e si rimediare, a chie sutta terra tribagliat et est'ilfruttadu.

Faeddat pro chie campat die pro die, chenza s'isperanzia de poder dare unu cras carchi cosa mezus a sos fizos.

Morette no s'ismentrigat però de sos amigos chi in Pianalza, Meilogu, Marghine, Anglona, Montiferru, ancora lu istimant e l'iscrient in poesia. A bortas si dispiaghet cando sa risposta istentat a arrivare ca li mancat su no rezire novas de zente e de sos logos suos.

In d'una moda cantada pro sos disterrados dei su Belgio, tantos annos como, thiu Peppe Sozu, su cantadore fam,adu, nerzeit: "...sa nostalgia de sa cara dimora intendet ebbia chie est lontanu, mancari eppat un'uccone'e pane in manu hat in coro una piae amara".

Est propriu gai. Su pane sustentat su corpus, ma s'animu est sustentadu da s'amore e dae s'affettu ebbia. L'ischimos tottu, a bortas in mamentos de angustia e de dispiaghere balet pius una peraula o unu carignu chi no una suma 'e inari.

L'ischiat bene puru su poete pius mannu de s'Italia: Dante, cando lamentosu pro s'esiliu iscriiat:"Come sa di sale lo pane altrui e come duro calle lo scendere e il salir per l'altrui scale".

Happ'intesu issaras dae Bustianu Serra, su professore chi hat faeddadu primu meu, chi no s'ischit nudda nè de sa vida nè de itte hat fattu Pitanu Morette in sos annos chi andant dae su millenoighentos e deghe finzas a su millenoighentos e treighi. Narant chi no si siat agattadu nudda, pro neghe de chie, iscussideradamente, hat brusciadu sa pius parte de sos iscrittos de Morette.

Bois Tresnuraghesos m'hazit fattu unu regalu e un'onore mannu invitendemi oe a faeddare de Morette. Bos ringrazio e bos fatto deo puru unu regali: bos prenuscio chi de cussu tempus esistidi un'opera completa, mai imprentada, e chie la tenet e l'hat leggida hat nadu chi est una belllesa.

Cust'opera la tenet como una pessone chi diat esser disposta a la zeder pro la fagher imprentare. Chie la tenet, est su professore Nino Cannella chi vivet e tribagliat in Guspini.

Tenet cust'iscrittu ca l'est toccadu in eredidade dae su babbai, unu grande poete de cussu tempus e de cussu logu chi si naraiat Zuliu Fanari chi in sos annos dae su deghe e a su treighi hat connottu Pitanu Morette e cun issu hat tentu affettu e amiganzia tantu de haer cumpostu paris cun issu cust'opera.

Isperamos chi calic'unu de sos chi sunt presentes, e chi tenent su podere de lu fagher, pottat fagher mediu de poder imprentare cust'opera chi finas a oe no fut connotta ma chi, chena duda, est de fagher a connoscher cantu pius prestu.

Fino custa relata cun s'isperanzia chi reuniones comente sa 'e oe si nde fettant semper pius, in manera chi sa gioventude e i sos pitzinnos imparent a connoscher sos mannos de su tempus passadu e potent cumprender, legginde sas opera issoro, cantu patidu eppant e penadu pro chi nois esseremus vividos in d'unu mundu chenza isciaos nè meres armados de fuste.

Tue, Tresnuraghes, bene has fattu a t'ammentare una orta 'e pius de fizu tou Pitanu. Issu est mortu e gai puru sunt mortos sos chi l'hant dispreziadu e fattu fuire esule in miniera.

Soe siguru chi in ue ch'est (...dogn'unu hat a esser in su logu chi ha disizadu in vida) e si est beru chi sas animas bient tottu su chi in sa Terra suzedit, Maorette si nd'esr cuntentadu de sa die 'e oe.

Hat a esser cuntentu de omines et pitzinnos chi hant iscrittu sas ottavas e i sas rimas in limba sarda. De siguru, cun sas lacrimas in ojos, pius no hat a narrer a Tresnuraghes...

Si b'esseran maneras

De poder cancellare

So natales ch'in te apo tentu,

pro chi nudda m'esseras,

tia sacrificarte

s'esistenzia mia cun cuntentu;

ma, cale Geremia,

trista patria mia

ti cumpiango e nde fato lamentu!

De cussa infamidade

S'impronta tenes pro s'eternidade!.

Ma hat a tenner su coro cuntentu e in paghe hat riposare idinde chi, nessi pro su chi hant fattu pro sa pessone sua e pro s'ammentu, sos Tresnuraghesos de i como hant pius selembru e dignidade de sos mannos de assora.

Bos ringrazio e, comente naraiant sos Latinos...

A medas annos!


Antony - moderatore

Adesso finalmente sono felice di cedere la parola a Paolo Pillonca, ormai un habituè dei nostri incontri, per parlare di Pitanu Morette. Però, prima di cedergli la parola, rubo pochi secondi per dovere non solo di ospitalitò, ma per dovere morale, per sfatare un assurdo che ormai sta passando nel nostro paese.

Non lo faccio per amicizia, o per consuetudine, o ammirazione nei confronti del maestro, collega giornalista, lo faccio perchè non è così. Sta passando il messaggio che Paolo Pillonca sia un detrattore di Moretti e, nel corso dei suoi studi, non lo abbia valorizzato.

Vi assicuro che non è così, documentiamoci, andiamo a leggere quello che Paolo Pillonca ha scritto, naturalmente non solo su Moretti ma su tutto il resto del panorama dei poeti. In maniera molto seria ha dato un giudizio che è il giudizio di uno studioso, di un esperto e ha detto quello che, secondo lui, Moretti è stato.

Prendiamolo per quello che è, ma vi assicuro che non vi è alcun preconcetto, anche perchè qualora lo fosse, non sarebbe qui per la seconda volta!


Paolo Pillonca 

 Giornalista e scrittore

Poesia a bolu - Poesia a taulinu

Intantu bos saludo.

Bos saludo cun su coro in festa puru, gratu pro m'aer torradu a giamare pro ammentare a tiu Pitanu Morete. In su 1982, cando est istada fata sa prima festa, m'ammento de paritzas cosas, ma istasero nde dia cherrer ammentare duas ebbia.

A su cominzu de cuss'ammentu, su biadu de tiu Antoni Piredda aiat cantadu su contui de cando tiu Pitanu lu cheriat bogare a cantare, a isse, a tiu Antoni Piredda, e su babbu no aiat chèlfidu.

S'atera cosa l'hat nada unu cantadore chi, a dolu mannu, est mortu isse puru mancari esserat pius pitzinnu meda de tiu Antoni Piredda, Frantziscu Mura, compare Frantziscu Mura de Silanus. Faeddende de sa relata chi bi fut tra tiu Pitanu e tiu Bore Poddighe, comente at nadu Luciano Sechi at guasi suspetadu chi a curreger Sa Mondana Cumedia b'aeret post manu tiu Pitanui Morete.

Sun duas chistiones, custas, chi ancora non sun istadas nemmancu analizzadas. Ss prima si riferidi a tiu Pitanu cantadore, sa segunda a tiu Pitanu poete de taulinu.

Bois ischides cantu manna siat semper istada sa cumbata tra chie cantaiat a bolu subra su palcu e chie iscriat a taulinu: a cantare a bolu subra su palcu est un'arte meda pius grae de cussa de iscrier a taulinu cun comodidade.

Sos antzianos de Tresnuraghes an a ammentare chi in su prim'annu de S'Ischiglia, su 1949, unu poeta a taulinu, Prantaferru de Paulilatine, aiat iscritu una poesia longa critichende bator cantadores: tiu Remundu Pira, tiu Barore Sassu, tiu Peppe Sozzu e tiu Juanninu Fadda chi, iscultados da isse in d'una idda de su Marghine chi no nara cale (ma nois ischimus chi est Duarche), aian, a parrer sou, cantadu sos matessi paragones.

L'aiat rispostu tiu Barore Sassu, lendelu in giru, e fatendele unu cunsideru, chi est custu chi como deo bos naro in pagas peraulas e chi tratat de sa differentzia tra improvisare, fagher nascher su versu dae su nudda, chi est unu meraculu, e iscriere, cun totu su pempus de limare.

Tiu Barore Sassu at nadu a Prantaferru, in sa sustantzia: "A tie ti 'enit bene a narrer custu e i cuddu finas in falsu, ca iscries intro su disisperu 'e bator muros, versu bellu chi nde 'atit guasi s'istriore" Su poeta a taulinu, pro si fagher benner pius bona muta, forsi, cheriat narrere.

Duncas sun duos mundos separados. Finas tiu Remundu Pira a Prantaferru, pro l'esprimer totu su minispreju chi nde podiat tennere, in d'unu sonete pubblicadu, lende caminu dae su paralumene de Prantaferru, aiat osservadu:

In Paule su ferru an piantadu

comente si piantat sa chibudda.

Da tando a oe lughe b'at intradu

ma cunfromm'a s'iscuru est pagu e nudda.

Supaisu at in palte mezoradu

ma sa ratza chi b'est est semper cudda

e mai at un'astore inzeneradu

dae s'ou chi criat una pudda.

Lasso a banda sa sestina, ja podides cumprendere cantu airadu esseret tiu Remundu Pira cun Prantaferru, chi fut unu chi aiat ofesu sos cantadores. Ma finas cun chie sos cantadores no los aiat ofesos, poeta de su seculu innanti de tiu Remundu Pira, Paulicu Mossa, isse at iscritu una poesia inue b'est semper s'orgogliu de chie cantat cunfromm'a a chie iscriet, chi no faghet fadiga. Ite bi cheret, naraiat tiu Remundu, ite bi cheret?

Cantadores, proite no tinghides

cartas biancas cun tintas nieddas?

Si fagher cosas mannas no podides

cumponide a su mancu cantonedda:

cundidelas cun ahis e cun ohis

e cun calchi ahimè cun arguais

gai a forza de ohis e de ahis

tessin calchi corona fin'a bois.

Ma Pirastru at rispostu: no est pro nois

ca no amus nebodes ne babbais.

Duos mundos in cuntrastu. Ite bos paret a bois chi tiu Pitanu Morete siat s'uncu poeta sardu inue sas duas partes si cumponent in armonia? E i custu proite no l'istudiamos nois? Custa est una cosa de faghere, a parrer meu, ca tiu Pitanu Morete est s'unicu esempiu inue sa poesia de meledu e sa poesia cantada a bolu tenen su matessi importu.

Però bos devo narrer puru, a propositu de regalos (at nadu Luciano Sechi chi bos nde faghiat unu oe), deo puru diat cherrer dare una testimonia noa e finas unu documentu de forografia chi ap'a mandare a su sindugu o a su sotziu de tiu Pitanu.

Sa testimonia est custa: propriamente Remundu Piras, de sos set'annos e mesu in sos cales at potidu cantare cun tiu Pitanu, dae su 1924 a su 1931-32, innanti 'e preubbire sas garasnnaraiat chi, a parte sos biddanoesos, de totu sos chi aian cantadu cun isse in gara su pius importante fut tiu Pitanu Morete. L'apo finas iscritu, custu, ma a boltas sa memoria est cultza. Ite cheret narrere? Chi tiu Pitanu Norete comente poete improvisadore, mancari apat introduidu in sa gara una parte chi improvisada no est comente sa moda, teniat in contu mannu cussa cara de sa luna sua chi si riferiat a sa poesia cantada. Si nono, no fut istadu s'atore chi est istadu, e no aiat agguantadu tantos annos cantende, no tenzende 'oghe bella pro cantare in su palcu. Isse cantaiat cun sas manos, e cando a tiu Remundu Pira l'est mancada sa oghe, propriamente dae s'iscola 'e Pitanu Morete at leadu s'imparu de cantare isse puru cun sas manos. Su documentu, imbetzes, si riferit a sos poetas de Osile: tiu Antoni Farina e tia Maria sa fiza, chi sun istados ventomados istasero, e sun de cuddos chi in su 1906 aian iscioperadu contr'a tiu Pitanu in Bono, comente est istadu ammentadu.

Deo tenzo unu documentu de su 1927, una fotograzia bella chi m'an istrinadu in bidda e paret fata como cun sas machinas modernas digitales, inue bi sun - pro sa festa de Santu Bustianu creo chi esseret,, leada propiu suta su Casteddu de Osile - tiu Pitanu Morete a un'ala, tia Maria in mesu e tiu Antoni a s'ater'ala. Custu cheret narrer chi vint'annos a pustis de s'isciopero de Bono, tiu Antoni Farina e tia Maria fun torrados in paghe cun tiu Pitanu Morete. No solu, ma pro custos annos a mie etotu est cumbinadu de regoglier testimonias de garas in sas cales custos tres (chi calchi 'olta diventaiant bator, cun tiu Jommaria Pulina "Ranzolu") andaiant in giru in Saldigna e istaiant finas bindighi e vinti dies chene recuire a domo insoro.

Si diat podet narrere calch'atera cosa puru, in piusu, ma finas pro no leare tempus meda a sos ateros, sa sustantzia mi paret custa: ite sensu tenet de ammentare a tiu Pitanu, si 'olta pro 'olta no b'at calchi cosa de nou? Creo chi siat una proposta de bonu sentidu de regoglier, analizzare e pubblicare tottu su chi si resessit a regogliere. Cun dun'ammunestu, però. Custu: si comente tiu PitanuMorete fut unu poete bonu e aggradessidu, meda boltas cumbinaiat chi cando cherian bendere una cantone fea bi ponian su numene de tiu Pitanu pro la 'endere, e no fu sua.

Bos fato un'esempiu: una de sas cantones chi han iscritu pro Samuele Istochinu, su bandidu de Arzana, moltu in su mese de frealzu de su 1928, tenet su nomene de tiu Pitanu ma no est sa sua, e s'idet luego. Bastat de abbaidare comente custu girat sas otavas e comente su versu topigat: no podet esser de tiu Pitanu Morete.

Duncas bi diat cherrer unu pagu de contivizu e de aficu pro distinghere s'ozu elmanu dae s'ozu de semene. No bi cheret mancu meda a si nd'abbizare.

Unu poete comente tiu Pitanu, chi resessit a girare su versu in sas retrogas de sos modellos, no podet topigare in sa bona andanta de un'otava.

E duncas cando bos dan calchi poesia e bos naran chi est de tiu Pitanu, si b'idides calchi versu topu, jagaradechela ca no est de tiu Pitanu.





POESIE PREMIATE

1° Premio (ex equo)

SU SENSU 'E SA VIDA

di Vittorio Giorgio Angioi di Tresnuraghes


Ogni tantu mi 'enit a sa mente

cun rànchidu fastizu dubbiosu

si so' lampu chi saèttat luminosu;

da inù' e a inù' ando vanamente ?

E tando cun tristura e grande pena

s' anima ei su coro pellegrinu,

pensend'a cal' ad' esser su destinu

si affannan che canes in cadena.

M' a boltas cand' est limpida s' aèra

deo respiro cun pienos vigores;

e tando su profumu 'e sos colores

de Natura m' abbèrin un' ispera.

E paret chi su tempus cuminzadu

non potat mai finire de repente,

si Deus chi ja est Onnipotente

che Babbu vid' e amore m' at donadu.


In custu cambiamentu de umores

sos meses e sos annos sun colende,

su sensu ver' e giustu deo chilchende

d' èssere in su mundu cun dolores.

Manchende s' ispera de alcansare

cuddu sensu profundu de sa vida,

un' istella lughente m' est bennìda

po ìder su caminu inue passare.

Ca infine m' est naschid' unu fizu

chi azzèsu ad' in coro s' allegria

gioia e ispantu de s' anima mia,

bellu, sanu e teneru che lizu.

E cumprendo chi duncas tenet sensu

s' essere meu e de ogni pessòne,

chi azzètat de Deus sa rejone

et donat vid' a custu mundu immensu.

CANTORE


Scusate, sono un po' emozionato; devo dire che  è dedicata a quella piccolina in braccio a mia moglie, che si chiama Alice  e ha sei mesi. Grazie!


1° Premio (ex equo)

A FIZOS NOSTROS

ISETANDE TEMPUS MEZUS

di Antonio Piras di Scano Montiferro


Tresnuraghes onorat a Pitanu,

mastru de rimas, modas e modellos...


S'aere tentu tintas e pinzellos

aia pintad'a nou custu mundu

inghiriados totu a ballu tundu,

frades e sorres a man'afuntesa.

s'a cussu portu disizadu aprodas!


Tresnuraghes onorat a Pitanu,

mastru de rimas, modas e modellos e modas...


Criatura innotzente, ti nde godas

unu cras de custu mundu nou,

e ti nd'afianches a piaghere tou

già chi no est possibile po como.

Torret, torret sa paghe in dogni domo,

s'allegria, s'amor'e sas istimas!


Tresnuraghes onorat a Pitanu

mastru de modas, modellos e rimas...


Cheria  esser mere 'e tantas limas

po atundare sos malos faeddos,

sas armas maladitas, sos bulteddos,

totucantos sos odios e rancores,

po chi torrent in bonu sos umores

sighinde cudd'ispiritu cristianu.


Mastru de rimas, modas e modellos...

Tresnuraghes  onorat a Pitanu.


Totu custu po como ch'est lontanu.

Regant s'idea mala in tantas cosas:

in sas mentes malaidas, baddinosas,

in sos disignos de cuddos potentes ;

cun sas lambrigas de sos innotzentes

terra s'ingroghit, s'allizorat !


Mastru de rimas, modas e modellos...

Tresnuraghes a Pitanu onorat.


Cun su pinzellu chi totu colorat

li cheria torrare sos lugores:

su biancu nidu de cuddos candores

e i su 'irde de sas isperantzias,

su graniticu 'sos fortes nuraghes!


Mastru de rimas, modas e modellos...

a Pitanu onorat Tresnuraghes


Da ch'istas bene, mira, no' t'apaghes

ca su male est semper in oretu,

s'isperantzia t'assistet, in s'isetu

de aer semper sa paghe invocada...

Cun custu pensamentu, a sa serrada

unu saludu lu mando  a Morette,

su poete...istimadu, e de valore,

ca so'  cuntentu ' e li render onore!

(isperantzia)

Narant chi sos cavanos trempi rugios sunt signales de zente sana



SECONDO PREMIO (ex equo)

Nanni Molinero di Santulussurgiu

AMMENTOS

Fit in beranu e cantos de amore

sos puzones faghian 'in s'aera,

e abelliat tottu sa costera

cun irduras e menduilas in frore.


E iaiu meu setzidu i s'addiggu

si fit pasanne sub' 'e una muredda

in cumpanzia de sa marrischedda

cun sa cale marrane fit su trigu.


Li notai de tesu sas pinnigas

in cara, e sas trempas iscavadas,

chi fin'arrastas nodidas lassadas

de tribaglios, bisonzos, e fadigas.


Sa matessi camisa a s'anda e torra

etza, cun su tzughittu rifinadu,

e finzas su corpete isbutonadu

po ch'intreret frescura a sa petorra.


Sas bottas cun bullitas, e sa russa

panna lisa de su cartzone su,

chi non timmiat tiradas de ru

de cantu fatta in forte fidi cussa.


Lu connoschia omin'anzianu

ma che pitzinnu fit tott'un'alleriu,

semper'a conca bassa seriu seriu

e tristu, lu 'idia su manzanu.


Imazinao chi fin sos malannos

chi non ponet in cara cuntentesa,

o canno chi s'arrivat 'a sa etzesa

si sufrit ortulanneche sos annos.


Lu tzirrio, risponned'e issara,

mi astringhed'a issu, e i su risu

in lavras li est naschid'improvvisu

cuanne sa tristura in cussa cara.


A sa camisa carrigh' 'e suore

astrintu gasi sa cara ferio,

e cuasi cummovidu pranghio

de fonte a tanta istima e amore.


Pustis de pagu tempus est partidu

a logu chi nessunu n'est torradu,

però tottu s'afettu chi m'at dadu

intro su coro meu est impremidu.

S'olòstrighe


SECONDO PREMIO (ex equo)

Mimiu Maicu

Ma it'est sa bellesa?

Fulliadu in d'unu lettu 'e ispidale

de sa notte contadu ap'ogni ora,

finas chi, disizada, s'aurora,

cun colores de purpura e de oro

su nieddore chi porto in su coro

che ghiat e m'alleviat su male.


Ananti 'e sa ventana in d'unu laru

a sa die puzones faghen festa,

cun su debile passu a sa fronesta

m'accosto, po intender cussu cantu,

ca est tottu melodic'un incantu

in su manzanu luminosu e craru.


Est custa sa bellesa 'e sa natura

chi estit de lugore d'ogni cosa,

in su giardinu brillat una rosa

a su lentore, in tempus istranu,

est un'attonzu chi paret eranu,

ogni logu pienu d'ermosura.


Delicata una oghe in s'appusentu

mi tzirriat po mi dare meighina,

mi paret d'ier sa fada "Turchina",

ma custa est ancora pius bella,

po su modu chi tenet che istella

brillat in custu logu de trumentu.


Ma ite' est sa bellesa? Est una nue

est un'idea de s'omine, vana;

sa perfetzione de s'erentzia umana

est Venere chi naschet da e su mare

chi Boticelli hat cherfidu pintare,

ma sa bellesa no est tottu cue.


Sa bellesa chi chirco est in su trattu

de sas persones chi mi dan s'affettu,

de cando chi s'accostan a su lettu

e mi cunfortan cun su risu in laras,

sunt sas prendas a mie sas prus caras

e faghent bellu custu logu ingratu.

Suerzu


TERZO PREMIO (ex equo)

GIAN MICHELE MIGALI  

di Scano Montiferro

S'ULTIMU BALUARDU

Mira chi est s'ultimu baluardu

cust'era nostra chi semus vivinde,

po mantennere in vida su sardu.

Salvalu prestu ca si ch'est morinde.

Si perit como diventas bastardu,

su sambenadu tou ses bocchinde.


Chistiona, za l'ischis chistionare,

sa limba ch'as imparadu dae minore,

faeddala senza tinde birgonzare,

riconnosche su pregiu, su valore.

Si no cheres ch'enzad'a mancare,

tramandala in su tempus benidore.


Su pitzinnu dae cando criatura

faeddalu in sardu, ca est dovere,

tzedili tottu sa sarda cultura,

totta sa chi tenes in podere:

istoria, poesia, letteratura;

ca no ses tue ebbia su mere.


Considera bene e cabu pone,

este unu dirittu cunsagradu

de ponner sa culòtura a cumone:

si a tie nudda aiana imparadu

-si bi pensa cun giusta resone-

che unu ignorante fus bistadu.


Leadi s'esempi de Pittanu

chi sa Sardigan ad'attaessadu

cantende in sos palcos fittianu

raras rimas e versu retrogadu.

Perdulariu, omine andantanu.

su "verbu sardu tottue at semenadu".

Suerzu


TERZO PREMIO (EX AEQUO)

GIAN FRANCO ROSA

di Scano Montiferro

A MORETTI

A sa debile lughe 'e su carburu

in su coro profundu de su monte

ti velaiat sos ogios de piantu

s'ammentu car'e su logu nadiu.

Ite tristura s'ora de s'adiu

po un esule! Logu de incantu

ti pariat su nodid'orizzonte

negadu da un odiu surdu, oscuru.


E isterristi sa oghe in d'unu cantu

chi trapassait sa niedda galleria,

lamentu de su tristu minadore

oppressu in sos annos de miseria:

"Oh patria mia ingrata, a sa seria

passo sa zoventude, in su dolore!

Inue sezis dies de allegria

de cussa terra chi mi mancat tantu?".


Pustis sa fama, s'onore, sa gloria

in sos palcos de totta sa Sardigna;

e s'isperanzia, ultim'a morire,

ch'in sos annos s'est fatta realtade.

Atterrados sos odios, s'amistade

cun sos paesanos torrat a fiorire

e Tresnuaghes tenet un'insigna

ch'eterna ad a durar'in sa memoria.


Como reposas, nobile cantore

c'as pesadu sa ogh'e su riscattu

de cust'isula nostra tribulada.

Como reposas, in su giustu pasu

chi cunzedint sas umbras de Parnasu.

E ligat sos sardos a unu pattu

de dignidade, libertade e amore!




LE POESIE DEGLI STUDENTI DELLA SCUOLA MEDIA DI TRESNURAGHES

PRIMO PREMIO (EX AEQUO)

ANTONIO MASALA

DOMO MIA

Mi piaghede meda a torrare a domo

cando fino 'e currere e de giogare,

comente una rundine in beranu

chi a su nidu torrada a pasare.


Deo so po su babbu e mamma mia

unu fiore preziosu e raru.

Cando so malaidu mi curan cun amore

E cando so seriu m'intendo istimadu.


Mamma mi brigada, cando ischidi chi in iscola

non mi soe impegnadu

e narada chi sa carriola app'a leare

cando babbu app'a essere diventadu.


Deo chelzo bene a babbu e a mamma mia

e non los chelzo rattristare.

Issos sa vida m'han dadu

e cun affettu los chelzo ricumpensare.


PRIMO PREMIO (EX AEQUO)

GIULIA DELOGU

ISTIU

Cando sas puddas marinas

ana bolare in chelu

e sos pisches

ana saltiare in mare,

Sardigna mia ti chelzo abbaidare.


Cando sos ombrellones

ana fiorire in s'ispiaggia,

su mare azzurru ad essere pienu

de balcas mannas e minorese

Sardigna mia ti chelzo abbaidare

ca chere narre chi est bennidu s'istiu.


PRIMO PREMIO (EX AEQUO)

JASMINE MADEDDU

SARDIGNA SO NASCHIDA PO TI CONNOSCHERE

In sa rena e su mare,

in sas pianuras,

iscrio su nome tou...


In su liberu 'e iscola,

in sos quadernos de domo,

in sa lavagna,

iscrio su nome tou...


In sa mente mia,

in sas manos mias,

iscrio su nome tou...


In d'ogni logu anue ando

iscrio su nomen tou "Sardigna".

Ca deo so naschida po vivere

e po ti connoschere.



SECONDO PREMIO

assegnato alla Scuola Media di Tresnuraghes: classi 1^-2^-3^

con la poesia

PREGADORIA A NOSTRA SIGNORA

A tie, mama cara, deo m'invoco

sicuru 'e agattare cunfoltu:

bidinde in sa rughe a Cristos moltu

m'accatto chi deo puru a issu lu occo.


Su dolore infliggidu a s'Innocente

trippia lagrimas finzasa a sa pedra

ma a cussu sentimentu faghe gherra

su pagu consideru de sa zente.


Si no su mundu goi no fu istadu:

né giovanos, né anzianos aian bocchidu,

né istrages e né famene patidu

e nemmancu pizzinnos aian violadu.


In cinema amus bidu sa Passione

chi nos ada turbadu in profundu,

ma tottu su male de su mundu

idimos, d'ogni die, in televisione.


Po esser dignos fizzos tuos deabberu

toccad de nos cambiare coro e mente:

chi cust'umanidade sofferente

mereschede sas giojas de su chelu!


In custa terra chi est fritta che nie,

velada da nues tenebrosas,

s'amore tou chi cambied sas cosas

e chi siemes pius bonos dogni die!


TERZO PREMIO

assegnato alla Scuola Media di Tresnuraghes

BICCULOS DE ISTORIA NOSTRA

    lavoro di gruppo della classe terza articolato in tre parti:

    1 Sas elbas e sas mattas

    2 – Sas condiziones de vida in bidda in tempus de gherra

    3 – Sas maladias


SAS ELBAS E SAS MATTAS

Saa annadas, no semper in favore,

aggravian su tribagliu e sa pelea,

su massaggiu fu sempere a sa rea

abbende sos terrinoscun suore

e s'incunza no fu semper intrea

nde occhiada sa medade a su signore

ma su fruttu fu sanu e prelibadu

ca sa chimica no l'aida intaccadu.


Chie giriad' in su saltu no agattiada

atteru che unu biccul'e agantinu

(ca li selbiada a su contadinu

a ligare su pegus chi poltiada)

tottu su restu fudi unu gialdinu

coltivadu a binzas e a olias,

faghin oltos, seminian laore

ca sa terra 'enia dogni sabore.


Sa mer'e domo 'essinde a elbuzzare  (1)

peri sos cunzados de sa pastura

in giru de pag'ora fu sigura

de buscare su tant'u e mandigare

faghinde finzas bella sa figura

dananti a sa famiglia 'e cuntentare.

A bessire a campagna cumbeniada

cando ite coghere no s'ischiada!


Sos pizzinnos (tra giogu e deabberu),

iscorrazzende in trumma in sa campagna,

mancari esseren tempos de siccagna,

de carestias e de disisperu

gareggiaian tottu...in pompa "magna"

a chie fu pius abile e lizzeru

e a sero, torr'in domo 'e su giualzu

mandigaiana si, ma...a mesu iscalzu!


Custodide, pizzinnos, in memoria

custos bicculos nostros de istoria


(1) Elbuzzare = raccogliere erbe e verdure: caulittu, cicoria, finuggiu, geda, isparau, istioccoro, limbuda, agrumele, multa, papanzolu, prunischedda


SAS MALADIAS

Istudios in iscola amos fattu

rievochende su tempus passadu:

sos nonnos nos an ben'azzuadu

e bicculos de istoria, trattu-trattu

de idda nostra nos an tramandadu

dae s'ilmentrigu a nde faghe riscattu;

lagrim'e dolu in oggios solu idias

faeddende 'e famene, gherra e maladias.


"Chimbant'annos e pius c'a già passadu

ma su famen de su barantatrese

(si ti lu naran tue no bi creese...! )

no mi l'appo ancora ilmentrigadu;

e fudi, fittianu, d'ogni mese

chi sa peilada, in bidda, c'ha messadu:

no abbaiadiada né cetu né edade,

a traittoria intriada...senza piedade.


Giovanos bellos, parian paladinos,

pizzinnas allegras e diosas,

unu giardinu 'e fiores e de rosas

solu in d'unu momentu...ahi mischinos...!

Che funi collocados intr'e losas

in cuddu mezzus tempu 'e sos festinos:

no b'iada meighinas ne pregadorias

po iscampare da cussas maladias.


Tisi, malaria, tiffu e ispagnola

prummonide, dogni male pius feu

de piantu in dogni domo an fattu arreu

a chie lu siccada a chie l'allizzorada;

pariada propriu unu castigu 'e Deu...

sa vida e sa salude bola-ola.

Ma sezzis in s'ammentu tottu bios,

isfoltunados paesanos mios!"


Custodide, pizzinnos, in memoria

custos bicculos nostros de istoria.


PRO LOCO 

CONCERTO LETTERARIO 2012

BENE TORRADU A BIDDA, TIU PITA'


L'ORGANETTO DI ATTILIO FAIS - IL BALLO TRESNURAGHESE





9 aprile 2016 

 Commemorazione caduti tresnuraghesi della Prima Guerra Mondiale

A cura dell' a. n. s. p. i. Associazione Nazionale San Paolo Italia Circolo San Giorgio martire Tresnuraghes 

 A M M E N T O S

 Tresnuraghes e i suoi caduti nella guerra 1915-18

Tresnuraghes Centro di Aggregazione Sabato 9 aprile 2016 

Interventi: Salvatorangelo Zedda Sindaco di Tresnuraghes Saluti;  Tino Melis - Caduti di Tresnuraghes nel Carso Isontino; Giuliano Chirra - Soldati di Tresnuraghes "In sa gherra europea"; Titino Dettori - I caduti e il paese Coordinatore Anthony Muroni


VIDEO PARTE PRIMA DELLA CONFERENZA

VIDEO PARTE SECONDA DELLA CONFERENZA

LE GUIDE DI SAN MARCO

Portfolio

Aprile 2002
Aprile 2003
Articolo
Articolo
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia