Accadeva nel...
7 - 15 - 20 Gennaio 1782
Il reverendo Joseph Delogu con il procuratore Sebastian Serra, l'attuario Juan Masala e gli altri sacerdoti della parrocchia di Tresnuraghes, compila l'elenco dei beni del defunto reverendo Antonio Barbarano. Li fa periziare in presenza dei parenti e dei testimoni. Questi ultimi sono il "maestre de paleta" Marcos Bechu e Gavino Marras. Ciò è necessario in quanto il sacerdote Barbarano, "Capellan dela Virgen Santissima del Rosario", esprime nel suo testamento la volontà di donarli alla parrocchia.
Il muratore Antonio Serra stima "en noventa y sinco escudos" il valore della casa di "Siette Apartamientos" con orto. Le stanze hanno vari arredi di uso comune. Una contiene una piccola cassa chiusa a chiave, con denaro e un grande otre con olio (el azeite del olivar dela Virgen Santissima del Rosario). L'olio, di proprietà della Cappella, è subito assegnato al nuovo cappellano, il reverendo Sebastian Serra. Un altro "aposento" presenta una cassa chiusa con dentro un po' di fichi secchi e di uva passa (un poco de higos secos, y un poco de passas).
Il pagliaio è (avalorado en veinte, y quatro libras). Un magazzino contiene grano e vino (trigo... Quinze raseros de ocho, à raso... quatro Carrateles, Uno Lleno, y los otros tres, Faltan mucho...).
Il bestiame consiste in una cavalla mantenuta dal pastore Juan Baptista Fenu, una "Vaca mannalissa sin cria", tre vitelli e quattro buoi domati.
Le terre sono: i due appezzamenti di Tòrolo e Terra Segada, il piccolo chiuso e vigna di Figu. Quest'ultima "afronta, à tierras feudales de la Vidassoni de arriba, peali al serrado de Antonio Coco Detori, y lados, y de otro, à la viña, que era del quondam Francisco Deriu Angius».
I beni sono consegnati al reverendo Francisco Maria Gattu, allora procuratore dei beni del Curato, "para venderlos". Sui terreni la parrocchia di Tresnuraghes conserverà "la propriedad de dusientas libras sardas, pensione annuale sonnellino libras sarda de legado perpetuo por las dos fiestas de los gloriosos San Juan Nepomuzeno, y San Luys Gonzaga". Il testamento riporta la volontà di acquistare subito le statue dei due Santi e realizzare (los nichos, en el altar major, ò en otro, para colocarlos".

28 febbraio 1915
Il consiglio comunale di Tresnuraghes, presieduto dal sindaco dott. Cesare Canalis e dagli assessori Dott. Gustavo Cotza, Raffaele Cinellu e Lorenzo Brisi, affronta la grave situazione alimentare della "classe disagiata del paese", determinata dalla scarsità dei raccolti di quegli anni. Decide di acquistare sessanta quintali di farina, da distribuire ai bisognosi a prezzi controllati. L'operazione è fatta senza "imporre nessun sagrifizio alle finanze del Comune", in quanto all'acquisto "fu provveduto con la garanzia personale della Giunta Municipale". La maggior somma di lire ventotto rispetto alla spesa effettiva di acquisto, ricavata dalla vendita della farina è destinata, nel settembre dello stesso anno, a "favore della mobilitazione civile per la guerra".
L'anno 1917 è ancora più tremendo. Carestia ed economia di guerra affliggono il paese. Il 15 agosto, in continuazione di seduta consiliare, il consigliere dott. Cesare Canalis "eccepisce che la scarsezza mai vista del raccolto di quest'anno ha gittato nella più calamitosa condizione la maggior parte di questi abitanti che fin d'ora reclamano il pane che per giorni e periodi interi manca in modo assoluto....". Continua affermando che "per venire in aiuto alla classe povera, ed anche per reprimere le esportazioni clandestine del grano lusingate da prezzi di gran lunga superiori a quelli stabiliti dal calmiere governativo", diversi proprietari intendono fornire al Comune i fondi per requisire tutta la quantità di grano ancora rimasta, "... aquietandosi al rimborso del capitale senza alcun interesse a compiuta vendita del grano Medesimo".
Il consiglio comunale, unanime, decide di concretizzare subito la proposta. Al tempo è riconoscente "all'iniziativa dei cittadini che ... si sono volenterosamente offerti .... strappando così dalla calamità e dalla miseria la classe disaggiata che il rovescio delle annate ed i sagrifizi imposti dalla patria in quest'ora suprema, in cui l'ideale di tutti guarda con sicurezza ed ansia ai suoi grandi destini, hanno messo in così dura e difficile condizione...".

13 Marzo 1790
Il vicario parrocchiale Juan Masala, il cassiere sacerdote Sebastian Serra e il procuratore e cassiere della chiesa di San Lorenzo reverendo Antonio Attene prelevano la somma necessaria per l'acquisto di tre nuove statue. Sono quelle della Vergine del Carmine, di San Giuseppe e di San Lorenzo, da collocare nella chiesa omonima.
Nel relativo libro di amministrazione annotano: "Nosotros bajo firmados declaramos de haver extrahido del arca de esta Parroquia y calaje del deposito de los haveres de la Iglesia de San Lorenzo la partida de settenta y sinco escudos, y dos reales para el rescate delos tres bultos dela Virgen Santissima del Carmen, de San Josephy de san Lorenzo, que se collocaron en dicha Iglesia segun permisso del Ilustrissimo y Reverendissimo Segnor Juan Antonio Cossu Obiscopo de Bosa…".
La chiesa dedicata al martire Lorenzo, in antico ha ospitato anche il culto della Santa Vergine del Carmelo e quello di San Giuseppe.
In quel periodo vanta una dote in terre e danaro inferiore solo a quella della parrocchiale di San Giorgio e delle sue cappelle. Ha un cappellano che vi recita quotidianamente la messa e ogni anno organizza le tre feste in modo solenne con vespri e messe cantate. Già l'otto aprile dello stesso anno il procuratore Attene depositerà nel tiretto della cassa parrocchiale destinata alla chiesa di San Lorenzo "la partida de ochenta, y quatro libras, y media, y dies dineros".
Le terre sono seminate a grano dai "socios de labrança". Avvalendosi di anche di "jornaleros", le mantengono "limpias", le preparano per la semina e si occupano della trebbiatura nell'aia con le cavalle ("trillan la hera con las hieguas"). Nel 1791, il "socio" Sebastian Serra versa la parte del grano spettante alla chiesa di San Lorenzo: "dies, y seis raseros, y seis quartos". "Dos quartos" sono dati ai barracelli per la custodia dei seminati e "quatro raseros, y seis quartos" forniti al socio Serra per la semina; gli altri "onze raseros, y seis quartos"netti rimasti ("en limpio"), fruttano la somma di undici lire e sei soldi.
21 Aprile 1738
Marcu Pisquedda, "massayu" di Tresnuraghes, è parte contraente di un atto di censo dinanzi al notaio Franciscu Sanna. "Pro suvènnersi in sas necessidades suas, qui a su presente narat, tenet meda urgientes" chiede "à sa Parroquiale Ecclesia… quimbe iscudos". La somma è prelevata dai fondi de "sa luminaria de su Santissimu Sacramentu". Gli viene consegnata in "dinaris contantes… contados, et numerados peri su notariu infrascriptu", dal reverendo Sebastianu Arru, in qualità di "procuradore de sa matessi, et de pius Ecclesias de sa presente Villa". Testimoni dell'atto sono "Thomasu de Serra, et Juanne Pilu massayos… qui non si firman pro qui naran no isquire iscrier".
In cambio, Marcu Pisquedda deve versare al procuratore parrocchiale in carica "vinti soddos… annuales, pencionales" fino alla completa restituzione dei cinque scudi. Inoltre, sempre fino alla loro restituzione, "hypotecat, assignat, et consignat" alcuni beni, che "cun justos, et legitimos titulos, segundu narat, tenet, et possedit cun sas intradas, et bessìdas". Sono la "vingia posta in su logu vulgarmente nadu Baramone"; la porzione di casa "qui affrontat à domo de Antoni de Muru de unu costagiu, et de atteru à domo de Juliana Pisquedda Pirinu, parte de nanti cun carrera per mesu à domo de Franciscu Zuca, parte de palas à domo, et pendente de Franciscu Pisquedda Pirinu"; la terra di Sa Pala de su Furru, confinante con la proprietà di Antoniangelu de Riu, e "traìnu per mesu", con quella del sacerdote Basili Marongiu; la terra "de semenansa unu quartu, et mesa meagia de trigu posta in Pisquina de Sassa"; infine "àtteru cantu de terra posta in Muras, qui cabet unu quartu, et mesa meagia de trigu, et affrontat à terra de Juan Antoni Mura, à terra de Antoni de Sy, et à terras de dittu logu".
La vigna di Baramone è sottoposta ad altro censo ipotecario di "trinta soddos" di pensione annuale. Marcu Pisquedda ne corrisponde venti alla dote della cappella di San Gavino e dieci a quella della chiesa di San Lorenzo. Anche sulla casa versa "una porcione de pencione de sensale dogni annu degue soddos à sa ditta Parroquiale Ecclesia".
28 Maggio 1815
Il vescovo di Bosa monsignor don Gavino Murro consente al procuratore della chiese di San Giorgio e di San Lorenzo, sacerdote Antonio Mocci, di prelevare dalla cassa la somma per pagare i lavori di costruzione del nuovo magazzino della parrocchia.
Giorni prima il reverendo Mocci aveva scritto al vescovo: " Il Sacerdote Antonio Mocci del Villaggio di Tresnuraghes, in qualità d'Amministratore della Parrochia dell'Inclito San Giorgio, e della Chiesa del Glorioso Martire San Lorenzo di detto luogo col dovuto ossequio, e venerazione rappresenta a Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima, che dovendo dare principio alla fabbrica del nuovo Magazzeno di detta Parrochia, e Chiesa, giusta il consentimento di Vostra Signoria Illustrissima , e Reverendissima, e del Prebendato attuale di detto luogo, e non avendo il supplicante alle mani danaro, né verun'altra cosa di somministrare a laboranti di detto Magazzeno, sarìa duopo aprire la Cassa a tre chiavi di dette Chiese, e prendere da' loro rispettivi tireti la somma non meno di trecento scudi a buon conto; e siccome ciò effettuare non può senza espresso comando superiore; quindi prega Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima si degni ordinare à Chiavisti di detta Cassa e Vice Parochi del luogo, che debbano cavare detta somma, e consegnarla al Superiore colle dovute cautele, marcando un tutto nel libro d'introito".
Il 6 giugno il vicario parrocchiale e cassiere Antonio Pischedda e il sacerdote Giuseppe Chirra procedono all'operazione, firmando apposito verbale unitamente al procuratore Mocci: "Dichiariamo noi infrascritti d'aver cavato dalla Cassa a tre chiavi di questa Parrochia per ordine dell'Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignor Don Gavino Murro la somma di scudi trecento sardi pel nuovo Magazzeno del grano della stessa Parrochia che stassi fabbricando, a sapere cento scudi dal tiretto della prelodata Parrochia ….. e scudi duecento dal tiretto del dote di San Lorenzo…".
24 Giugno 1859
La seconda guerra d'indipendenza italiana contro l'Austria, combattuta dalle truppe del Regno Sardo e dagli alleati francesi contro l'Austria tra aprile e luglio del 1859 è al suo epilogo. La mattina del 24 giugno i soldati francesi combattono a Solferino con l'ala sud dell'esercito austriaco. L'esercito di Vittorio Emanuele II si scontra contemporaneamente con l'ala nord dello schieramento nemico sul lato destro del fiume Mincio, a San Martino.
La battaglia è violenta e sanguinosa; i feriti e i morti si contano a migliaia. Le alture di San Martino si trasformano in un cimitero. Tra i morti, anche Alfonso Pireddu, nato a Tresnuraghes il 25 gennaio 1830 da Tommasina Pireddu. Il giovane fante della Brigata Casale è ucciso da una ferita d'arma da taglio. Il pietoso riconoscimento è effettuato dal suo amico e commilitone Gavino Fenu, insieme ad un altro soldato. Il militare tresnuraghese diventa così uno dei 97 sardi morti durante la seconda guerra d'indipendenza contro l'Austria. Al cappellano spetta il compito di inviare la notizia al luogo di nascita.
In applicazione del Regolamento Militare, scrive una nota ufficiale all'allora vicario parrocchiale di Tresnuraghes Antonio Capelli. La missiva è spedita da Torino l'8 giugno 1860.
Il modulo inviato recita: …. Noi sottoscritti Lobetti Bodoni Luigi Cappellano del 12mo Reggto Fanteria incaricati della tenuta dei Registri di stato civile presso il medesimo dichiariamo che nel Registro dei decessi a pagina 4 e al N.4 d'ordine trovasi inscritto quanto segue: "L'anno del Signore mille ottocento cinquantanove ed alli 24 del mese di Giugno nel Campo di San Martino (Pozzolengo) rendevasi defunto alle ore undici antemere in età d'anni ventinove il Soldato Mandorlo-Pireddu Alfonso del 12mo Reggto Fanteria Brigata Casale 1a Compagnia No 12947 di matricola di Religione Cattolica nativo di Tresnuraghes Provincia di Cuglieri ……… morto in seguito a ferita d'arma da taglio ricevuta nella fronte sepolto a San Martino come consta dalla attestazione a piedi del presente sottoscritte". Fenu Gavino, Segno di : di Durante Emanuele, Vittoz Germain testi."

18 Luglio 1901
La Regia Prefettura della provincia di Cagliari ratifica il regolamento di polizia urbana del Comune di Tresnuraghes. Lo hanno approvato all'unanimità il sindaco Ferdinando Zedda Athene e i consiglieri Battista Naitana, Giovanni Gaetano Cavia, Gavino Pala, Angelo Cossu Deriu, cav. Ferdinando Uras, Bachisio Pala, Sebastiano Cau, Salvatore Mastino, Pietro Mastino, Giovanni Maria Marras e Antonio Brisi.
I primi tre capi dettano norme in materia edilizia, di igiene pubblica e delle acque e spazi pubblici. I capi dal quarto al settimo disciplinano le attività commerciali. Gli ultimi due contengono le disposizioni diverse e le penalità.
Per quanto riguarda le costruzioni e il restauro degli edifici, i proprietari "sono tenuti a conservare la via sempre sgombra" liberandola subito dai materiali di risulta e "ripristinare i guasti". Inoltre "sono in obbligo di demolire e ricostruire le case o muri che minacciano rovina, i quali però dovranno essere prontamente puntellati prima di dar mano ai lavori".
Precise e severe le norme sulla pulizia delle vie e l'igiene pubblica. "I proprietari ed inquilini per tutta la fronte del rispettivo caseggiato , e sino alla metà della contrada, od alla distanza di tre metri dal muro stesso, per riguardo alle piazze, dovranno mantenere nette e sgombre da qualsivoglia immondezza, eccessivo fango, pietre, legna od altro, le rispettive contrade e piazze."Gli stessi"avranno altresì l'obbligo di far spazzare le contrade nei tempi e nelle ore da designarsi dall'Autorità Municipale."
Non è permesso "il trasporto del terriccio, pietre o altre materie senza il consenso dell'Autorità Municipale, la quale avrà le garanzie "per ripristinare i guasti che vi fossero fatte". E' vietato "lasciar vagare nelle vie interne ed esterne dell'abitato, nessuna specie di bestiame, e molto meno cani mastini feroci, i quali dovranno tenersi o col guinzaglio o con la museruola e previa autorizzazione dell'Autorità di Pubblica Sicurezza". E ancora: "E' vietato far correre nelle strade, e di condurre più celermente del piccolo trotto i carri, carrettoni, vetture, cavalli e buoi e di lasciarli sofermare in modo da restarne incomodo al transito".
3 Agosto 1897
E' tempo di consuntivi per la prima e la seconda classe femminile dell'anno scolastico 1896-97 e per il Comune di Tresnuraghes. L'insegnante Teresa DeGioannis ha chiuso i registri e le promosse hanno già avuto dall'Amministrazione il certificato di promozione. L'amministrazione comunale provvede ora a pubblicare all'albo le risultanze del loro corso scolastico, che inizia a novembre e termina a luglio. Oltre che sulla condotta, le valutazioni sono fatte sulle seguenti materie: "lettura, esercizi di memoria, spiegazione delle letture fatte a scuola e in casa, nozioni grammaticali, dettatura, esercizi del comporre, aritmetica pratica, storia, geografia, diritti e doveri del cittadino, calligrafia e ginnastica". La legislazione in vigore assegna ai Comuni la gestione amministrativa delle scuole primarie locali, compresa la stipula diretta o la revoca dei contratti con gli insegnanti.
I locali scolastici sono quelli situati nella vecchia Via Parrocchia, demoliti per far posto all'attuale Piazza Giovanni XXIII.
La maestra è Teresa DeGioannis, nata a Bosa il 27 ottobre 1843, "fornita di patente di grado superiore ottenuta in Sassari addì 13 agosto 1868" e segue le classi prima e seconda elementare di Tresnuraghes con uno stipendio di 900 lire. E' componente unica della commissione esaminatrice. Il diario degli esami comprende il primo giorno di prove orali il 22 luglio, il 23, 24 e 25 lo svolgimento degli elaborati scritti e il 26 luglio il secondo e ultimo giorno delle prove orali.
Frequentano la prima classe le scolare: Maddalena Buscarinu, Gavina Chirra, Pietrina Cinellu, Amalia Chirra, Maddalena Dettori, Maria Francesca Fara, Battistina Manca, Caterinangela Naitana, Doloretta Puddu, Maria Pasqua Pala, Caterina Piredda, Doloretta Piredda, Maria Francesca Piras, Antonangela Solinas, Giovanna Sulas e Gavina Zucca. Tredici risultano "promosse" e tre "non approvate". Compongono la seconda classe sette alunne: Giovanna Maria Angioi, Anastasia Chirra, Mariagrazia Carboni, Pietrina Deriu, Elisa Pusceddu, Lucia Palmas e Mariantonia Pala. Risultano tutte "promosse".

14 Settembre 1762
Il canonico bosano don Antonio Garrucho firma il verbale di ratifica dei conti presentati dal reverendo Joseph Delogu, procuratore della chiesa di San Lorenzo negli anni 1760 e 1761. Lo controfirmano anche gli altri dieci sacerdoti presenti a Tresnuraghes in quegli anni: Sebastian Arru, Joseph Marras Pinna, Juan Masala, Juan Attene "procurador de causas pias", Antonio Barbarano, Francisco Maria Falqui, Antonio Joseph Bechu, Angel De Serra, Francisco Maria Gattu, Leonardo Squintu e Joseph Marongiu. Chiude l'elenco il "sindico" Thomas Salvañolu.
L'atto recita: "Per prima cosa essendosi pubblicato (l'avviso) nella Parrocchia di questa Villa perché si presentino il Clero, e quant'altri vogliano presentarsi e intervenire, ai conti del procuratore delle Chiese, è comparso il Reverendo Giuseppe Delogu procuratore di questa Chiesa negli anni 1760 e 1761; e avendo presentato i suoi conti alla presenza di coloro che in basso si firmano, e di Domingo Fiory ermitano de San Ciriaco que no sabe escrivir, ai quali si è richiesto il consueto giuramento, e visti quelli, si rileva che il carico è fedele per entrambi gli anni della sua procura, e ascende àla suma de dusientas ochenta, y dos libras, honze sueldos, y dies dineros" e di aver dato in discarico la partida de ciento ochenta libras, dies y seis sueldos, y ocho dineros, che per averli consegnati a mano, si ordina di incassarli en la arca de tres llaves, e gli si rilascia ricevuta di questa partita, y en fee lo firmamos de nuestras manos…".
Tra le entrate, le pensioni annuali pagate alla chiesa di San Lorenzo e il ricavato della vendita di quatro raseros, y seis quartos de trigo prodotto nelle terre di Benas a Maltìne.
Tra le spese, quelle per "consumo de la cera por las tres fiestas de San Joseph, Virgen del Carmen, y Patron San Lorenzo"; e le offerte "al Procurador delos Reverendos Curas"per i Vespri e"tres missas solemnes cantadas"e ai chierici per assisterle. Infine il costo del "refresco àlos Reverendos Sacerdotes, y Cantores e per los Secrestanos por la assistencia dela missa quotidina se celebra per el Capellan de en esta Iglesia".
26 Ottobre 1772
Si definisce la controversia tra l'agricoltore Sebastian Manca e la Cappella del Rosario, proprietari contigui, il primo di un orto e la seconda di un uliveto con vigna in località Sassos. Motivo del contendere è il confine tra i due terreni che Sebastian Manca avrebbe in parte modificato a suo favore durante la ricostruzione del muro divisorio.
Si recano nel "presente Olivàr dela Santissima Virgen del Rosario" per la perizia finale il notaio Agustin Pipia e il "Jues Delegado" del Marchesato della Planargia Joseph Dore Mura, assistito dal "massayo" Martìn Dessy, nominato "de ofiçio"come esperto. Le parti, Sebastian Manca e il reverendo Antonio Barbarano, procuratore della Cappella del Rosario, sono rappresentati dai rispettivi periti. Il primo invia sul posto i "massayos" Pantaleon Sulas, Basilio Querqui, Francisco Joseph Serra; rappresentano il reverendo Barbarano e i sacerdoti Juan Masala, Joseph Marras e Joseph Marongiu, i "maestres" Juan Porcu fabbro, Francisco Joseph Sanna falegname e Lorenzo Mocho muratore.
I periti "disen y relàtan" che l'uliveto in questione nella parte esterna che costeggia "el camino y sendero per donde se va àla Ciudad de Bosa", è chiuso da siepe e, a distanza di quattro braccia verso l'interno, da "parèd barbara", ossia muro a secco. Nella parte interna è posto il vigneto e, di seguito l'uliveto, che confina con "la huerta" di Sebastian Manca. I due terreni sono separati dal nuovo muro, "medìdo"in duecentoquaranta palmi di lunghezza e quattro di larghezza, "poco mas, ò menos".
Poco meno della metà di esso è stata ricostruita da Sebastian Manca inglobando nella sua proprietà la fondazione (simiento) del vecchio muro. Dopo averla rimessa a nudo, "se ha podido observar" che "à mas delos quatro palmos de terreno que ocupa el simiento… ha usurpado dicho Manca otros dos palmos de terreno à dicho Olivàr". La parte rimanente è stata ripristinata sulla vecchia fondazione (plantada sobre el simiento viejo). E' quanto osservano, e unanimi e concordi riferiscono "en Dios, y sus rispectives consiencias, y por el juramento que han prestado".
6 Novembre 1863
Il notaio bosano Antonio Giuseppe Puggioni Chelo roga l'atto con cui il Comune di Tresnuraghes, rappresentato dal sindaco don Antonio Michele Cugurra, acquista per la somma di "lire nuove cinquemila" il "corpo di case" ora conosciuto come "sa caserma 'ezza", attuale sede della compagnia barracellare. Vendono i locali e le annesse pertinenze i cagliaritani Carlo, Maria Teresa, Giuseppina e Mariannica Marongiu, figli dei fu avvocato Andrea Marongiu e di donna Giovanna Rosa Cugurra, diretta discendente dei nobili Sulas e sorella del sindaco don Antonio Michele.
Nella memoria di tutti, l'edificio è ancora il simbolo della dinastia dei Sulas. Era stato acquistato o costruito ed ampliato dal capostipite Gregorio Sulas, "missu" e "notariu". Questi, familiarmente chiamato "Gregorieddu", riceve il titolo nobiliare il 13 gennaio 1640 insieme alla moglie Maria Satta. I nobili Sulas diventano col tempo la famiglia più ricca e potente del paese, anche grazie ad accorti intrecci matrimoniali. Si imparentano prima con i Querqui, poi con le famiglie dei Passino, Delitala e Uras di Bosa, Garrucho di Tempio, Paderi di Oristano e Massidda di Santulussurgiu.
L'Amministrazione necissita di una sede per la caserma dei Regi Carabinieri, la giudicatura, e gli uffici comunali. Per l'acquisto utilizza i fondi già incassati dalla vendita di propri terreni. Al segretario comunale Giuliano Canalis era toccato il compito di approntare e seguire le aste pubbliche all'incanto dei cinque lotti di terre di Nuraghe Porcos, Sa Mola, Molineddu, Sa Pala de su Furru e Muras. I muratori Luigi Zucca e Giuseppe Bezzu periziano gli immobili da acquisire, cioè "…tutta quella casa col magazzino che li sta dirimpetto posta nel popolato di questo Comune, e Rione appellato San Giorgio, ossia delle Carceri, coerenziata per tramontana, a casa degli eredi dell'Avvocato Attene, per ponente alla tanca di detti eredi Attene, per mezzogiorno alle antiche carceri viotolo per mezzo, e per levante alla contrada che conduce a Pianu Idili, ed il Magazzino posto dirimpetto alla descritta casa colla strada da per mezzo collimita per tre lati ad orti rispettivi del Notaio Riciu,, e Muratore Luigi Zucca…"
22 Dicembre 1836
Il Vicerè don Giuseppe Maria Montiglio d'Ottiglio, e Villanova fa pubblicare dalla reale stamperia di Cagliari il pregone con "il Regio Editto prescrivente la separazione delle Milizie, e Barracellerie coi regolamenti del rispettivo servizio". I compiti di polizia e sorveglianza urbana e rurale locale sono equamente divisi tra le due forze. Quelli relativi al "mantenimento dell'ordine pubblico e della polizia civile e giudiziaria nel Regno di Sardegna" spettano al Reggimento dei Cavalleggeri di Sardegna. L'allora provincia di Cuglieri fa capo ai Cacciatori Miliziani, battaglione di Bosa, suddiviso in otto compagnie, con ottanta effettivi ciascuna. Il paese di Tresnuraghes è assegnato alla quarta compagnia, che vi stanzia venticinque miliziani. Anche Sindia (con trentatrè) e Sagama (ventidue) sono serviti dalla stessa compagnia.
I barracelli locali hanno compiti precisi ed esclusivi. "Nei seminati, vigne, ed altri predii qualunque soggetti alla custodia Barracellare, non si ammetterà il cumulativo concorso di altri funzionari sotto nome di Vidazzonargj, Pratargi, e luogotenente di salto le di cui funzioni si intenderanno riunite al Barracellato in quanto riguarda la sorveglianza…". La barracelleria tresnuraghese, istituita nel 1600, vanta una presenza numerosa e incisiva nel territorio. L'ammninistrazione della chiesa di San Lorenzo da annualmente "àlos barracheles dos quartos de trigo" in cambio del loro servizio. Nel 1782 "Joseph Angioy Capitan" riceve dal "Procurador Juan Masala"la stessa quantità di grano "por juera".
Alla fine del 1700 a Tresnuraghes e nella zona imperversano le ruberie di bestiame, gli sconfinamenti di pascolo e le lotte tra le grandi famiglie. Il capitano dei barracelli Sebastian Cocco lamenta che i soli danni causati dal bestiame brado costano alla compagnia oltre seicento scudi di risarcimento. Non mancano i delitti più gravi, in quanto "sono tanti i furti, e delitti che si commettono nel villaggio". A ciò forse si riferiscono i libri dei morti dell'archivio parrocchiale, quando parlano di un calzolaio "mortu de una escupetada" nel 1783 e di altri cinque uomini "muertos improvvisamente de desgracia" dal febbraio 1797 al marzo 1798.